Nel cuore produttivo di Poggibonsi, la VITAP Costruzioni meccaniche Spa si rigenera mostrando la capacità realizzativa delle nuove macchine. Il progetto architettonico prevede di creare una facciata tecnica con una trama incisa di esagoni in continuità con l’edificio principale, una soluzione dal carattere contemporaneo con un contrasto tra pieno e vuoto retroilluminato che si sviluppa con effetto graduale. L’idea del concept ruota intorno alla figura geometrica dell’esagono, è il poligono che permette di organizzare nel modo più efficiente uno spazio, evitando sprechi e dissimmetrie; la trama delle celle esagonali evoca la laboriosità delle api e il loro messaggio intrinseco che le difficoltà sono superabili soltanto con assidua applicazione e totale impegno. Di giorno la facciata scherma la parete retrostante e risolve la precedente immagine frastagliata, di notte invece si ottiene un effetto di grande impatto, i vuoti illuminati aumentano di densità parallelamente all’aumento dell’oscurità, come una piccola porzione di cielo stellato. L’intera facciata è progettata utilizzando pannelli lavorati meccanicamente, è stato usato un laminato decorativo compatto ad alta pressione (HPL); le dimensioni dei moduli sono state scelte per ottimizzare il materiale e con l’obiettivo di creare una continuità di impatto che facesse percepire una superficie omogenea.
Cinerario comune. Tra le dotazioni previste al D.P.R. 10/11/1990, n. 285 e s.m. art. 80, comma 6 “ogni cimitero deve avere un cinerario comune per la raccolta e la conservazione in perpetuo e collettiva delle ceneri provenienti dalla cremazione delle salme (…).” Nonostante la norma l’adeguamento degli impianti non è stato prodotto un numero di installazioni sufficienti alla definizione di un espressione tipologica del cinerario. Si è ritenuto con l’A.C. di sviluppare e realizzare un progetto che ne definisse l’uso come spazio pubblico definito da alcuni elementi di riconoscibilità e gradevolezza e sopratutto fruibili. E quindi la generazione di una piccola piazza, uno spazio verde all’ombra dove ripararsi nei periodi più caldi, un pozzo dove idealmente restituire la vita ed un piccolo muro della memoria dove il nome dei propri cari possa mantenerne il ricordo. Il cinerario quindi può sfruttare, a differenza degli altri impianti mortuari, una condivisione dello spazio dei vivi nel ricordo dei morti.
Il progetto si colloca nella pianura compresa tra gli insediamenti metropolitani più densamente popolati e strutturati della Toscana tra le provincie di Firenze e Prato: un’estensione territoriale di circa 7.000 ettari che rappresenta la più grande infrastruttura verde che si innerva tra margini urbani, poli della produzione e della ricerca e infrastrutture di importanza nazionale. Il progetto è andato nel tempo qualificandosi, grazie all’azione pilota della Regione Toscana, partner del progetto “Pays.Med.Urban: Alta qualità del paesaggio come elemento chiave nella sostenibilità e competitività delle aree urbane mediterranee”; con il progetto europeo “INTERREG Green Link”, si sono inoltre definite le linee guida progettuali secondo una metodologia condivisa a livello comunitario. Al tema della identità, si associano anche quelli della riconoscibilità e dell’accessibilità al Parco agricolo: l’obiettivo che ci siamo posti è quello di leggere e analizzare il territorio al fine di proporre un’interpretazione dei luoghi e del paesaggio in riferimento al tema della segnaletica e dell’accessibilità. L’azione, nello specifico, propone un sistema di segnaletica identitaria, basato sui principi dell’interpretazione territoriale e paesaggistica, finalizzato a stabilire una relazione visiva, emozionale conoscitiva tra i visitatori e i luoghi, nel rispetto di quanto indicato dalla Convenzione Europea del Paesaggio.
Posto su un piccolo altopiano boscoso, dal centro si inerpica una strada carrabile che serve il borgo di Nebbiano e prosegue fino a perdersi nel bosco. Un lavoro low cost che si confronta con il concetto di confine di proprietà. Fuori da ogni luogo comune, i confini di proprietà strutturano l’intero progetto di spazio pubblico urbano: i suoi limiti, i diritti di passo, la privacy. Dal primo sopralluogo ci è apparsa l’urgenza della cittadinanza alla realizzazione di questa opera e allo stesso tempo il paesaggio boscoso e agricolo sono apparsi nella loro selvaggia espressione. Il legno con il suo fogliame e la terra sono gli elementi cardine di questo paesaggio. Abbiamo pensato all’arte povera di Jannis Kounellis, come essa sia capace di suscitare un forte impatto emotivo con i suoi assi di legno, le lamiere, le putrelle …. Abbiamo pensato di impiegare un materiale povero e di riciclo come le traversine ferroviarie per strutturare i bordi del parcheggio in un disegno dove la ripetitività del segno metta in primo piano la materia dell’oggetto. Inoltre, un percorso retrostante pavimentato con ciottoli di ghiaia sciolta lo separa dalla proprietà privata. Aiuole piantumate con Cornus alba segnano visivamente l’ingresso al parcheggio. Ci siamo mossi ai margini dell’urbanismo tattico nel disegno pavimentale: linee parallele segnano il diritto di passo e le aree di parcheggio e la strada vicinale di ingresso che diviene anche segnale visivo per l’automobilista.
L’intervento proposto consiste essenzialmente nell’eliminazione delle barriere architettoniche per connettere la parte commerciale con quella storica di Castelfiorentino. La localizzazione proposta è quella di Piazza Gramsci, precisamente l’area che fronteggia il muro a vela di fianco allo storico Teatro del Popolo e la soprastante Piazzetta del Grande Leccio: l’intervento coinvolgerà anche i Giardini Ex arena all’aperto e Piazza delle Stanze Operaie, attualmente parcheggio pubblico. Il tema che affronta il progetto è quello dell’accessibilità agli spazi pubblici della parte alta di Castelfiorentino caratterizzati, come la maggior parte dei centri storici italiani, da un’altimetria variamente articolata ove sono presenti importanti servizi pubblici non facilmente raggiungibili con i mezzi di trasporto. La proposta progettuale tende pertanto a creare un collegamento meccanizzato che, nel percorso più breve possibile, riesca a dare accessibilità al più ampio numero di spazi pubblici. Il collegamento proposto attraverso la realizzazione di due ascensori consente pertanto: ‐ un rapido collegamento tra il grande parcheggio pubblico di piazza Gramsci, facilmente accessibile dal territorio, ed i servizi presenti nel centro storico ‐ una facile connettività tra i residenti del centro storico e la più ampia zona commerciale della parte bassa di Castelfiorentino ‐ l’accesso anche da parte di persone diversamente abili alle diverse aree fra di se interconnesse
Cala Marella è un intervento di ampliamento all’interno dei Laghi Amalia che prevede la realizzazione di un piccolo bar, cabine ad uso balneare e di un sistema di pedane in legno che dolcemente conducono verso il lago. I sottili telai metallici delle zone lounge permettono a questo spazio si assumere il ruolo di filtro tra la campagna circostante ed il lago, attraverso anche l’inserimento di specie arboree che mitigano la distanza tra costruito e natura. Tutto è pensato per indirizzare lo sguardo verso il paesaggio, a partire dall’impianto a corte aperta che abbraccia la spiaggia e dialoga con lo specchio d’acqua del lago. La discesa si conclude con dei gradoni di forma curvilinea che, come un eco, richiamano l’andamento sinuoso della battigia. Tutte le strutture sono realizzate in legno mentre per i telai presenti tra bar e cabine, sono realizzati in acciaio zincato verniciato con tendaggi di copertura ombreggianti di colore chiaro.
Lo scenario paesistico in cui è inserito il borgo di Torri trova la sua unicità nelle relazioni tra gli elementi che lo compongono: il centro storico dialoga con il paesaggio agrario modellato dall’azione antropica nel corso dei secoli. La lettura del territorio è stata quindi fondamentale per un progetto che mirasse a recuperare gli spazi pubblici del borgo, volendo fornire anche una chiave di lettura della memoria storica del tessuto urbanistico. L’intervento si costituisce quindi di un nuovo disegno dei luoghi cardine della socialità di Torri restituito tramite lo studio ed il ricordo della coltura a grano, la più diffusa nel territorio di pertinenza produttiva del borgo: una pavimentazione architettonica con ghiaia a vista, eco dell’antica viabilità in terra battuta, si intreccia a ricorsi in pietra calcarea, riflesso dei solchi tracciati con l’aratro durante la semina. Le necessità tecnologiche del materiale portano quindi all’utilizzo di sottili ricorsi metallici bruniti, pretesa per l’identificazione degli antichi assi viari e del loro tracciato desunto dalle indagini di archivio. Tramite sedute in pietra ed essenze autoctone si costituisce un arredo urbano in grado di restituire gli spazi ove la socialità si condensava in tempi in cui il borgo era ancora centro nevralgico di un tessuto produttivo vocato all’agricoltura: dinamiche sociali, da tempo inaridite nei piccoli centri, che possono rinascere tramite una lettura consapevole del proprio passato.
Nell’estate del 2020 mi fu chiesto un progetto capace di esaltare l’identità della grande piazza ellittica al centro della Cittadella del Carnevale di Viareggio, valorizzando la partecipazione attiva dei Maestri della cartapesta. Una completa trasformazione di piazza Burlamacco da identificare ancora di più nell’agorà dell’arte, attraverso una sorta di grande mostra temporanea, da ammirare solo hic et nunc, proprio nel senso dello spirito del Carnevale. Avevo estratto sedici dettagli dei manifesti più iconici della sua storia, trasformandoli in nuove immagini originali. Furono proiettate di notte a tutta grandezza sulle facciate degli hangar che custodiscono i carri allegorici e furono dipinte durante il giorno dall’ATI, l’associazione temporanea di cinque ditte artigiane del Carnevale, creando così la grande mostra a cielo aperto. Sorrisi ammiccanti. Colori accesi e vibranti. Dettagli che si allargano e catturano il visitatore, per condurlo in un mondo di creatività, genialità e fantasia. Una narrazione forte e di impatto, a grandissime dimensioni. Una suggestiva passeggiata nella storia della grafica contemporanea che ha raccontato e continua a raccontare, con i suoi stili e tendenze, il Carnevale di Viareggio. Da queste suggestioni è nato il progetto grafico dei giganteschi murales sui portoni degli hangar.
L’Anima(le) del museo è una creatura vivente che abita all’interno delle mura del Centro Pecci. Il progetto è il risultato di un concorso di idee aperto ad artisti, designer e architetti, invitati a immaginare un nuovo playground da realizzare negli spazi esterni del museo. Le caratteristiche e le abitudini dell’Anima(le), come il suo aspetto, i tratti peculiari, i movimenti, la dieta, le sue dimensioni, il carattere, sono il risultato di una serie di laboratori condotti in collaborazione con 16 classi di scuole elementari e medie della città. Il disegno a terra, stretto nell’interstizio tra l’edificio originario di Italo Gamberini e la più recente addizione di Neo Architects, rappresenta il corpo di un animale fantastico, una nuova bestia da abitare e far vivere. Questo spazio di mediazione tra il vecchio e il nuovo vuole diventare terreno di sperimentazione per mondi immaginari e l’incontro transgenerazionale. Elementi tridimensionali emergono dal tappeto geometrico, suggerendo alcune parti del corpo come la bocca, le antenne, gli artigli e la coda dell’animale. L’astrazione del disegno consente ai bambini di essere liberi di evolvere la loro creatività e giocare attorno ad esso. L’idea è così quella di avvicinare i giovani fruitori dell’area al museo e all’arte attraverso la possibilità di espressione e interpretazione personale, sviluppando un rapporto più diretto con il luogo e con le sue tematiche artistiche.
Il progetto di restyling delle gallerie commerciali di Santa Maria Novella a Firenze ha riguardato il rifacimento degli elementi architettonici ed impiantistici dei sottopassi, con un approccio definibile “starting from scratch”. La struttura originaria, costruita negli anni ‘60, è stata riportata a nudo, attraverso un’operazione di strip off che ha svelato la molteplici complessità date dalla vetustà delle strutture, messe a dura prova dal prolungato abbandono. Uno degli obiettivi principali dell’intervento è stato convertire luoghi di passaggio in spazi di aggregazione e di condivisione, capaci di accogliere diverse attività ed interpretare diverse tempistiche di utilizzo. In quest’ottica un ruolo importante lo gioca il progetto del pavimento, realizzato in resina grigia e immaginato come una tela bianca sulla quale imprimere una sorta di manuale dell’orientamento, laddove linee, curve e indicazioni scritte accompagnano le persone verso le diverse direzioni del centro. Per le vetrine dei negozi si è optato per una soluzione fatta unicamente di cristallo, accentuando così la permeabilità visiva dell’interno e annullando del tutto la presenza del serramento. Nell’ottica del multiforme utilizzo dello spazio, un esperimento riuscito è stato il tunnel ledwall, venticinque metri immersivi, per video e suono, fanno da gate per chi arriva o rientra dal centro Unesco, suggerendo al passante un luogo “surreale” in cui advertisement ed arte digitale si fondono continuamente.
La piscina si inserisce nell’ambito di tutela ambientale delle Colline delle Cerbaie, caratterizzate da un contesto paesaggistico e di biodiversità di grande valore naturalistico. Al fondale scuro e alla pietra forte fiorentina allineata con il manto erboso è affidato il compito di inserire il progetto in questo contesto, rendendo l’immagine di uno specchio d’acqua lacuale in cui l’intorno si riflette. La varietà di specie vegetali autoctone completa la quinta: le caducifoglie rendono protagonista il ciclo naturale delle piante, riportando nel giardino una mutevolezza di forme e colori sempre diversi in ogni stagione; i sempreverdi con la loro staticità e il colore scuro del fogliame rimangono a fare da spina dorsale del progetto; le erbacee, ai loro piedi, garantiscono suggestioni continue. Cliente: Privato Anno: 2019-2021 Luogo: Pisa, Italia Progetto architettonico: AFSa (Antonio Acocella, Alessandro Falaschi, Pietro Seghi) Progetto strutturale: Ing. Alessandro Ratti Progetto paesaggistico: Arch. Paes. Gianna Galgani Geologo: Dott. Marianna Genovesi Imprese: Donati piscine s.r.l., Lucarelli piante s.r.l. Fotografia: Fabio Semeraro
MEATings è un tavolo grande e abitabile, alla scala del paesaggio. Si poggia su una piattaforma triangolare in cotto, che livella un pendio tra i filari di viti a Panzano in Chianti. Qui, una foresta di gambe rosse sostiene una superficie circolare a 110 cm da terra, in pannelli di abete – verniciati nella parte rivolta verso il basso, ma lasciati al naturale, liberi di trasformarsi, su quella che guarda il cielo. Ne nasce una piccola architettura per usi molteplici: piano d’appoggio, tavolo e tetto. Una volta seduti, non intorno ma sotto, si è accolti all’interno di un rifugio, compresso ma accogliente, che permette di ammirare l’orizzonte – incorniciandolo. MEATings ha un diametro totale di 4,8m e si compone di 8 pezzi indipendenti, affiancati ed agganciati. Vi sono una serie di fori di varie dimensioni: per mani, teste, spalle e busti. Soglie da oltrepassare, per mettere in comunicazione il mondo di sopra con quello di sotto. Vi è anche un sistema di botole multiformi, ancorate ed incernierate ad una fitta trama di travi, che aumentano la porosità dell’intero tavolo, trasformandolo in un gioco spaziale: sono proprio gli avventori che, giocandoci, confrontandosi e reinventando il modo di usare il proprio corpo, ne possono determinare le configurazioni ed il profilo tridimensionale. Nei prossimi mesi, insieme a Dario Cecchini, sarà teatro di spettacoli e laboratori ludici, per esplorare i confini del consumo consapevole della carne: i MEATings, tra pedagogia e convivialità.
2018 - 2022 © Tutti i diritti riservati. Fondazione Architetti Firenze, Via Valfonda 1/a, 50123 Firenze
Cod.Fisc./P Iva 06309990486 | Privacy Policy | Cookie Policy
Design by D'Apostrophe | Developed by Shambix