Perimetro è il progetto di trasformazione degli spazi esterni di un lotto produttivo. Il distretto industriale di Montemurlo si è sviluppato al centro di un territorio coperto dai campi, ma nella sua configurazione attuale le tracce di questo carattere naturale sono poche. Il progetto nasce dalla rilettura del lotto come parte della città, un frammento di un sistema più ampio e complesso e non soltanto un’area al servizio della produzione. Un nuovo perimetro verde il cui intento è quello di trasformare il lotto in un’area sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. L’alternarsi di parcheggi e spazi per la logistica con aree verdi attrezzate per lavorare, per il pranzo all’aperto o per un break apre a nuovi possibili usi dello spazio esterno. Insieme alle pavimentazioni drenanti queste aree contribuiscono ad incrementare la superficie permeabile del lotto (dal 5% al 20%). All’esterno degli uffici uno spazio simile ad una piccola piazza definisce un vero e proprio ingresso all’edificio. La volontà di dare alle aree verdi un forte carattere naturale pur mantenendo basse le spese di irrigazione e manutenzione ha costituito un fattore determinante della strategia di planting. Nel giardino, l’utilizzo di tronchi e rocce recuperati contribuisce ad incrementare la biodiversità. Lungo il perimetro, una recinzione metallica nera contrasta con il verde della vegetazione e con il rosso dei mattoni, consentendo allo sguardo di intravedere gli spazi rinnovati.
L’area a verde del parco Europa è strategica per la qualità della vita dei numerosi cittadini residenti nel quartiere di Cisanello ma risulta ancor di più di rilevante importanza perché fa da tessuto di connessione e attrazione tra gli abitanti dei diversi quartieri della città e gli utenti del vicino ospedale di Cisanello che nel bosco urbano possono trovare occasioni di benessere, rigenerazione e di socializzazione. Le strategie, azioni, interventi, del progetto si sono basate sulla natura per aumentare la resilienza della città (N.S.B.) realizzando: 1. La piantumazione di 500 alberi di prima grandezza, delle seguenti specie: Acer campestre, Alnus cordata o g., Betula pendula, Carpinus betulus, Ostrya carpinifolia, Populus alba, Populus nigra, Quercus ilex, Quercus robur, Salix alba, Tilia x vulgaris e Ulmus minor; 2. La messa a dimora di 750 erbacee e arbusti perenni per favorire l’avifauna delle seguenti specie: Cornus mas, Ilex aquifolium, Pyracantha coccinea, Viburnum e Crataegus monogina; 3. Il mantenimento di un’area depressa nella parte centrale che formerà ristagni d’acqua nelle stagioni piovose per circa 3.000 mc. ritenuti estremamente importanti per favorire la biodiversità ed inoltre è una cassa di laminazione idraulica naturale; 4. La realizzazione di una pista ciclabile di lunghezza di 500 ml. di connessione con la rete ciclabile cittadina e l’installazione di sensori ambientali gestiti in remoto per monitorare i parametri NO2 – NO – O3 – PM1 – PM2.5 – PM10.
L’Ospedale Pediatrico Meyer ha acquisito l’ex facoltà di Teologia, in Via Cosimo Il Vecchio 26, trasformandola nel nuovo “Meyer Health Campus”, che ospita aule universitarie. Questo ha reso necessaria la realizzazione di un percorso pedonale (circa 200mt) sia per il personale sanitario che per i genitori dei piccoli pazienti lungodegenti, che vivono nei pressi del Campus. Alla soluzione tecnica del percorso, che prevede due rampe per superare un dislivello di quasi 5 metri, si è sommata la necessità di creare tre cancelli. Questo ci ha permesso di inserire nel progetto alcuni simboli per celebrare l’importante storia del territorio. La presenza della Villa Medicea di Careggi, a 150mt di distanza, sede della Accademia Neoplatonica, ha ispirato la progettazione del cancello all’uscita del parco. L’Uno di Plotino, il concetto più alto dell’Accademia (l’Unità Divina di potenza illimitata, a cui è riconducibile tutta la complessità fenomenica) è simboleggiato dal cerchio del portale circolare, con una grande anta basculante su un perno centrale. Un profilo in acciaio Corten del più giovane dei Re Magi, tratto dalla Cappella dei Magi di Benozzo Gozzoli a Palazzo Medici, celebra la presenza di Lorenzo il Magnifico in questo territorio. Nei due cancelli su Via Cosimo il Vecchio, il cerchio compare invece due volte, formando la “Vesica Piscis”: scelta come simbolo di una cellula nella fase di sdoppiamento, proprio come l’Ospedale Meyer che si espande nel Meyer Health Campus.
Il progetto de i Vivai al Parugiano si ispira alla storia del nucleo edilizio e al suo rapporto col territorio. Nel tempo l’aggregato rurale ha svolto anche funzione di produzione di piante per la vicina villa Pazzi. La sistemazione degli spazi esterni salvaguarda gli elementi relitti della matrice agraria armonizzandoli con tale peculiarità per connotare il complesso e inserirlo nel paesaggio. Se il progetto architettonico, elaborato dallo studio b-arch, reinterpreta l’agglomerato rurale, il progetto di paesaggio fa sì che gli spazi aperti si relazionino a edifici e contesto in modo da garantire permeabilità visiva e continuità ecologica. Lungo il perimetro un fronte vegetale permeabile consente il dialogo con i vicini campi e le colline ad eccezione del lato sud dove un lembo di bosco planiziale funge da barriera verso la viabilità. La trama principale dei percorsi rispetta la tessitura agraria; la vegetazione arborea è costituita da alberi tipici del contesto paesaggistico; le bordure di perenni e graminacee attorno agli edifici, composte con ritmo e serialità nella parte interna, ai margini acquistano informalità e naturalità per dialogare con prati e coltivazioni di grano. Varie le soluzioni progettuali mirate alla sostenibilità: percorsi pedonali e carrabili quasi totalmente drenanti, impianto d’illuminazione essenziale e anti-inquinamento luminoso, tappeto erboso e specie vegetali a ridotto fabbisogno idrico, aree di compensazione idraulica che ospitano prati fioriti
La riqualificazione del Centro Civico in via Giorgini rappresenta un’opportunità significativa per la comunità di San Vito, un quartiere della periferia di Lucca caratterizzato da una storia complessa e una vibrante diversità culturale. L’edificio, da tempo abbandonato, è stato trasformato in un moderno centro polifunzionale, rispondendo alle richieste della comunità e ai valori da essa espressi: inclusione sociale, sostenibilità e identità. L’intervento architettonico integra elementi innovativi e tecnologici, come una parete “bioclimatica” costituita da pannelli di alluminio colorati, che si aprono per dosare la luce interna, riflettendo l’impegno per l’efficienza energetica e il comfort interno. I colori dei pannelli, quelli a sud ispirati alla natura e quelli ad ovest rappresentativi della diversità culturale del quartiere, promuovono un ambiente inclusivo e accogliente. La forma dei pannelli rimanda le coste dei libri della biblioteca ospitata all’interno. Allo stesso tempo, il progetto prevede la riorganizzazione degli spazi interni per accogliere una varietà di attività, dall’istruzione alla cultura, dalla socializzazione al relax e rendendo l’edificio più accessibile. La torre é il nuovo landmark del quartiere caratterizzato da alti fabbricati residenziali. Il Centro civico rappresenta un modello di rigenerazione urbana e inclusione sociale, offrendo un luogo di incontro e crescita per la cittadinanza e un luogo simbolico per l’identità del quartiere.
Arroccato sulle ultime pendici meridionali delle Colline Metallifere, il castello di Montemassi, conosciuto per la sua rappresentazione nel celebre affresco del Palazzo Pubblico di Siena, attribuito a Simone Martini, domina, da un’aspra altura, un piccolo borgo e il paesaggio circostante, Il progetto di valorizzazione, che riparte dagli interventi di restauro effettuati circa venti anni prima, punta a rendere il sito storico accessibile al pubblico e consentire lo svolgimento di piccoli concerti, esposizioni temporanee e conferenze. Alcuni interventi puntuali, in relazione tra loro, mirano ad una ricomposizione della rovina: l’ingresso, la regolarizzazione dei piani di calpestio delle aree interne. Il progetto nel suo complesso aderisce alla morfologia del suolo e alle tracce archeologiche, seppure operando una selezione ragionata; i nuovi elementi si inseriscono puntuali e silenziosi lasciando leggibili i segni del tempo, delle stratificazioni sovrapposte, aiutando la lettura delle testimonianze storiche. Un doppio pannello di corten ricuce, individuando un varco, lo strappo del muro perimetrale in corrispondenza dell’antica porta di accesso al castello. In posizione di apertura, il portone, ruotando di 90°, segnala l’ingresso e amplifica lo spazio della soglia. Il grande spazio centrale sospeso sulle rovine, evoca la piazza tardomedievale. Da qui, terminato il faticoso itinerario di salita, lo sguardo può finalmente spingersi fino a incontrare l’orizzonte marino.
Con la realizzazione della sala degustazione si completa il progetto dell’Azienda agricola Fornacina iniziato ormai qualche anno fa. L’impianto generale della cantina ripercorre il tema del podere toscano caratterizzato dall’aia come zona centrale intorno alla quale ruotano tutti gli elementi che compongono l’appoderamento. Qui l’aia, contraddistinta dalla quercia secolare che ci dà il benvenuto giungendo dal vialetto d’ingresso, è delimitata a nord dalla casa poderale e ad ovest dall’ingresso alla cantina, posto in contrapposizione all’accesso. Tutto il sistema si sviluppa sul crinale della collina e, sfruttando la pendenza del terreno, si dispone longitudinalmente da nord a sud orientandosi verso la punta del Monte Amiata che diventa il fulcro dell’impianto prospettico: la nuova sala degustazione si presenta alla vista del viaggiatore che, giunto nell’aia davanti alla facciata in pietra dalla forma a capanna, si volta verso l’Amiata. La sala si posiziona sopra la zona dell’invecchiamento del vino posta nella parte interrata del progetto, e si configura come un elemento interamente vetrato perché completamente immerso nella vigna e dunque proscenio verso i filari e l’orizzonte. La nuova struttura è composta da cinque campate con pilastri di corten e travi in legno lamellare ed una copertura anch’essa in legno lamellare. Lo spazio razionalizzato dall’uomo si proietta verso la vigna attraverso uno sbalzo della copertura di 5 metri: un tuffo in mezzo alla bellezza della natura.
Il progetto “Camminare a Firenze” si è sviluppato a partire da un lavoro di ricerca finalizzato allo studio e alla definizione di un sistema di wayfinding per la città di Firenze: con l’obiettivo di favorire l’uso pedonale e ciclabile della città, entro una più ampia strategia di riduzione del traffico veicolare e sviluppo di una mobilità sostenibile; di facilitare allo stesso tempo il riconoscimento di luoghi, spazi e loro sequenze, in modo da potersi orientare e scegliere dove andare avendo la possibilità di “misurare” il tempo più che la distanza. Il percorso progettuale è stato caratterizzato dallo studio degli elementi segnaletici, dall’ideazione del sistema di identità visiva e dalla progettazione esecutiva degli stessi; dal coordinamento degli interventi sullo spazio pubblico in fase operativa e dalla redazione di un manuale d’uso per l’amministrazione. Le steli per l’orientamento e i diversi elementi della “famiglia” contengono informazioni semplici ed essenziali (mappe, pittogrammi, indicazioni turistiche e toponomastiche), oltre a cartografie nelle quali lo spazio urbano viene rappresentato identificando “ambiti di prossimità” e punti di riferimento riconoscibili come monumenti, piazze, giardini, servizi e attrezzature di interesse pubblico, che permettono di individuare i luoghi da raggiungere a piedi e il tempo necessario per percorrere quella determinata distanza (indici di percorrenza: 6/12 min. x 500/1000 m.; cartografie elaborate in scala 1:2.500/1:8.000).
Il progetto di riqualificazione di Piazza Galeazzi a Grosseto ha inteso ridefinire lo spazio pubblico, dominato fortemente dall’antistante chiesa del S. Cuore, al fine di riscoprirne la funzione di “luogo della socializzazione”. Prima dell’intervento la piazza si trovava in una situazione di notevole degrado : – alcune delle alberature presenti sul perimetro della stessa erano in fase di decadimento a causa di patogeni e parassiti mentre le altre, troppo cresciute, creavano un eccessivo disordine. – La fontana al centro era ormai da tempo in disuso e la pavimentazione in terra battuta e breccino, insieme agli arredi usurati e disposti in modo disordinato, non invitavano alla fruizione di questo spiazzo invece strategico per la vicinanza con la chiesa, le scuole e limitrofo ad una delle principali vie della città quale via della Pace. Le indicazioni fornite dall’amministrazione sono state quella di mantenere la fontana esistente restaurandola e riattivando il meccanismo che alimenta il gioco d’acqua oltre a quella di reimpiantare i nuovi alberi in identica posizione di quelli da abbattere a causa della loro malattia. Ulteriore elemento imprescindibile della progettazione è stato lo stretto legame della piazza con l’edificio di culto. L’idea progettuale ha previsto infatti la creazione di un continuum tra chiesa e piazza disegnando su quest’ultima una striscia di pavimentazione in travertino sulla quale è proiettato a terra il disegno del pronao
Nel sito di un abbandonato insediamento agricolo della costa maremmana, viene inserita una comunità terapeutica col nuovo centro di cura dei disturbi alimentari (DCA). La casuale localizzazione dei volumi agricoli è stata ricomposta partendo dall’antico podere leopoldino, che diventa elemento generatore dell’insediamento, formando un impianto urbanistico semichiuso. L’edificio appare così come un organismo compatto posato sulle colline maremmane e la sua configurazione richiama tipologie insediative antiche inserite in contesti naturali. Il tema richiestoci di una innovativa DCA è stato risolto affacciando sulla grande corte gli ambienti residenziali e terapeutici che necessitano di controllo continuo ma discreto. Verso l’esterno l’edificio si presenta più chiuso, con il muro naturalistico ed il muro costruito che lo cingono verso sud e su cui si affaccia il corpo delle attività terapeutiche diurne. L’architettura si fa interprete anche dei temi della sostenibilità declinata nelle varie soluzioni bioclimatiche delle facciate aperte a sud e protette a nord e dei servizi posti a nord mentre residenze e aree di socializzazione sono a sud. Questa architettura bioclimatica scaturisce dal luogo, dalle analisi solari e dalle soluzioni passive adottate per dare confort e benessere ai pazienti, cui contribuisce l’uso di materiali biocompatibili, di materie riciclate e il ridotto impatto di cantiere nella grande trasformazione del luogo mediante il riuso del demolito e dello scavo.
Aria è un’aula all’aperto realizzata per la scuola media Bugiani di Follonica. Il progetto, fortemente voluto dall’amministrazione come risposta ai problemi generati dal Covid in ambito scolastico, ha visto la preziosa collaborazione dell’associazione Arcobaleno, impegnata da anni nella formazione degli insegnanti per l’outdoor education. La scelta del luogo, avvenuta di concerto con insegnanti e studenti, si inserisce nel particolare contesto dell’area ex Ilva, sfruttando come copertura una corona di pini marittimi stretti tra l’edificio della scuola e quello della biblioteca. Il progetto è inscritto quindi in un cerchio la cui circonferenza sfiora i tronchi degli alberi, la misura tra le varie sedute assicura il distanziamento ma allo stesso tempo permette una lettura unitaria delle varie piattaforme. L’aula è stata disegnata con l’idea di creare uno spazio multidirezionale, superando l’impostazione tradizionale della lezione frontale: fornire libertà di espressione ai ragazzi è stata la chiave per immaginare queste sedute. Fin da subito gli studenti hanno fatto proprie queste strutture, mostrando la flessibilità della struttura nel trasformarsi da aula a gioco, a sedute dove sostare o addirittura sdraiarsi. Per la realizzazione delle strutture sono state impiegate travi in legno lamellare di abete, incernierate mediante barre filettate in acciaio. Il trattamento del sistema di fissaggio e i profili HEA per l’appoggio a terra sono un tributo al passato produttivo dell’area.
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