Come nasce una comunità? Molto ambizioso provare a rispondere brevemente, più probabile riuscire a raccontare come intorno ad un’architettura si sia stretto un insieme di persone, di famiglie, che a poco a poco si sono riconosciute in una identità condivisa. Lentamente ed attraverso un progetto comune, gli architetti e le diverse anime di un cliente multiforme e multiculturale hanno dato vita a ciò che dal principio era un rendering di prova, una maquette, poi fango, battaglie ferro lacrime traguardi poi, infine, casa. Infatti, se nella maggior parte dei casi, l’asse architetti – general contractor si riassume nella costruzione e vendita delle unità abitative, con gli obiettivi fondamentali della massima qualità e profitto, in questa avventura l’abitante è già lì, pronto a vegliare sulle proprie mura che vengono su giorno dopo giorno. L’idea nasce grazie ad una scheda urbanistica del comune di Firenze che individuava un’area industriale immersa nelle colline della zona sud della città. Una fabbrica di tessuti di seta, dismessa dal 2004, veniva candidata a diventare un nuovo complesso residenziale incastrato tra il verde delle colline e il raccordo autostradale proveniente dal casello di Firenze Sud. La struttura paesaggistica del contesto è tra le più pregiate del fiorentino e si salda lentamente al Chianti attraverso l’inseguirsi di colline dolci, punteggiate da nuclei storici ed edifici manifatturieri, in una sfumatura leggera che fonde campagna e città.

Come nasce una comunità? Molto ambizioso provare a rispondere brevemente, più probabile riuscire a raccontare come intorno ad un’architettura si sia stretto un insieme di persone, di famiglie, che a poco a poco si sono riconosciute in una identità condivisa. Lentamente ed attraverso un progetto comune, gli architetti e le diverse anime di un cliente multiforme e multiculturale hanno dato vita a ciò che dal principio era un rendering di prova, una maquette, poi fango, battaglie ferro lacrime traguardi poi, in fine, casa. Infatti, se nella maggior parte dei casi, l’asse architetti – general contractor si riassume nella costruzione e vendita delle unità abitative, con gli obiettivi fondamentali della massima qualità e profitto, in questa avventura l’abitante è già lì, pronto a vegliare sulle proprie mura che vengono su giorno dopo giorno. L’idea nasce grazie ad una scheda urbanistica del comune di Firenze che individuava un’area industriale immersa nelle colline della zona sud della città, dove la struttura paesaggistica di alto pregio si salda lentamente al Chianti attraverso l’inseguirsi di colline dolci, punteggiate da nuclei storici ed edifici manifatturieri, in una sfumatura leggera che fonde campagna e città. Una fabbrica dismessa di tessuti di seta veniva destinata a funzioni residenziali, con una parziale demolizione degli edifici esistenti ed il restauro di una parte di alto valore architettonico, oltre che l’utilizzo della superficie demolita per nuova edificazione.

MEAT-ings

MEATings è un tavolo grande e abitabile, alla scala del paesaggio. Si poggia su una piattaforma triangolare in cotto, che livella un pendio tra i filari di viti a Panzano in Chianti. Qui, una foresta di gambe rosse sostiene una superficie circolare a 110 cm da terra, in pannelli di abete – verniciati nella parte rivolta verso il basso, ma lasciati al naturale, liberi di trasformarsi, su quella che guarda il cielo. Ne nasce una piccola architettura per usi molteplici: piano d’appoggio, tavolo e tetto. Una volta seduti, non intorno ma sotto, si è accolti all’interno di un rifugio, compresso ma accogliente, che permette di ammirare l’orizzonte – incorniciandolo. MEATings ha un diametro totale di 4,8m e si compone di 8 pezzi indipendenti, affiancati ed agganciati. Vi sono una serie di fori di varie dimensioni: per mani, teste, spalle e busti. Soglie da oltrepassare, per mettere in comunicazione il mondo di sopra con quello di sotto. Vi è anche un sistema di botole multiformi, ancorate ed incernierate ad una fitta trama di travi, che aumentano la porosità dell’intero tavolo, trasformandolo in un gioco spaziale: sono proprio gli avventori che, giocandoci, confrontandosi e reinventando il modo di usare il proprio corpo, ne possono determinare le configurazioni ed il profilo tridimensionale. Nei prossimi mesi, insieme a Dario Cecchini, sarà teatro di spettacoli e laboratori ludici, per esplorare i confini del consumo consapevole della carne: i MEATings, tra pedagogia e convivialità.

MEAT-ings

MEATings è un tavolo grande e abitabile, alla scala del paesaggio. Si poggia su una piattaforma triangolare in cotto, che livella un pendio tra i filari di viti a Panzano in Chianti. Qui, una foresta di gambe rosse sostiene una superficie circolare a 110 cm da terra, in pannelli di abete – verniciati nella parte rivolta verso il basso, ma lasciati al naturale, liberi di trasformarsi, su quella che guarda il cielo. Ne nasce una piccola architettura per usi molteplici: piano d’appoggio, tavolo e tetto. Una volta seduti, non intorno ma sotto, si è accolti all’interno di un rifugio, compresso ma accogliente, che permette di ammirare l’orizzonte – incorniciandolo. MEATings ha un diametro totale di 4,8m e si compone di 8 pezzi indipendenti, affiancati ed agganciati. Vi sono una serie di fori di varie dimensioni: per mani, teste, spalle e busti. Soglie da oltrepassare, per mettere in comunicazione il mondo di sopra con quello di sotto. Vi è anche un sistema di botole multiformi, ancorate ed incernierate ad una fitta trama di travi, che aumentano la porosità dell’intero tavolo, trasformandolo in un gioco spaziale: sono proprio gli avventori che, giocandoci, confrontandosi e reinventando il modo di usare il proprio corpo, ne possono determinare le configurazioni ed il profilo tridimensionale. Nei prossimi mesi, insieme a Dario Cecchini, sarà teatro di spettacoli e laboratori ludici, per esplorare i confini del consumo consapevole della carne: i MEATings, tra pedagogia e convivialità.

Studi Medici AMB

La volontà – per la realizzazione di uno studio medico – era quella di creare un ambiente accogliente e calmo, dalle linee pulite e semplici, che attraverso pochi gesti riuscisse a tenere insieme le necessitò di professionisti e pazienti. La struttura è caratterizzata da una forma pressoche regolare, con ampie aperture sull’esterno. I vincoli pogettuali erano alcune partizioni esistenti, un forte ribassamento del solaio di copertura nella zona di accesso e la necessità di poter accedere alla zona privata, che si sviluppa come un’appendice nell’angolo nord-est. Il programma funzionale (una sala d’aspetto, due ambulatori medici, un ambulatorio polivalente, un ufficio e due studi diagnostici) e la necessità di penombra per il corretto funzionamento degli studi diagnostici, hanno definito in maniera piuttosto automatico la nuova organizzazione spaziale. La sala di aspetto, di forma pressoché quadrata, fa da fulcro e da snodo per le diverse funzioni, distribuite sui suoi quattro lati. La diversa conformazione e il diverso uso di questi ambienti, hanno determinato una forte disuniformità dei quattro prospetti interni. Si è deciso quindi di insistere su questo elemento, cercando di dare identità e carattere ad ognuno di essi. Una linea orizzontale immaginaria – prolungamento del ribassamento della zona di accesso verso la sala d’attesa – li tiene insieme tutti e crea una cesura tra la parete bianca (che vi sta al di sopra) e tutto il resto (porte, armadi, boiserie), al di sotto

La proposta progettuale per la nuova sala espositiva di TTT individua tre elementi fondanti: la piazza, il portico, il vecchio focolaio. La piazza è definita dalla luce zenitale introdotta attraverso due lucernari a forma di piramidi tronche. I diffusori per l’aerazione e le linee dei proiettori luminosi, sono alloggiati nelle intercapedini tra controsoffitto e pareti, affidando al controsoffitto la funzione di macchina impiantistica. Al centro della sala è posizionato un setto contenitivo ancora in produzione al tempo degli scatti fotografici. Le collezioni, in precedenza appese alle pareti, sono state posizionate dietro una controparete. Qui, tramite tablet, è azionato un rullo meccanizzato che identifica il pezzo richiesto presentandolo in prossimità del varco. Il portico, delimitato da telai pivottanti, presenta proporzioni diverse dalla sala. Nella galleria l’illuminazione è puntuale, diretta ai canovacci incorniciati e posizionati a muro su binario scorrevole in ferro nero calamita. Pareti e arredi sono rivestiti con intonaco di calcecanapa con proprietà termo-isolanti. Il canapulo impastato richiama le trame delle tele impiegate dall’azienda. Pavimenti e pareti del bagno sono rivestiti in ecocemento. L’ambiente del vecchio focolaio nasce dal desiderio della committenza di uno spazio di tipo tradizionale. Fabbricato con morali in castagno piallati a mano e arredo di recupero, le pareti in cartongesso sono trattate con velo rustico di calce e velature dai toni bruniti.

Ciò che è stato realizzato a Petriolo, e che oggi è visibile, tangibile per tutti i suoi visitatori , è una grande armonia tra storia e natura, in un difficile ma ben riuscito equilibrio. Questa armonia è stata raggiunta con l’apporto di idee, energie, risorse. Soltanto pochi anni fa l’intero complesso versava in condizioni disastrose. Le parti costruite erano pericolanti, in parte abbandonate, l’attività agricola quasi scomparsa. La sfida, possiamo oggi dire riuscita, è stata quella di aver creduto, già in quel momento, nella bellezza e nell’incanto del luogo, incanto che solo un occhio intelligente e romantico poteva intravedere. Dopodiché, il notevole e delicato restauro dell’intero complesso è stato portato avanti investendo non solo risorse economiche ma anche esperienze, professionalità, capacità, visioni. Tutti, architetti, paesaggisti, ingegneri, storici, sono stati chiamati ad unire le proprie idee e forze per centrare un risultato che sembrava una sfida insormontabile. Oggi, passeggiando tra gli edifici restaurati, perdendosi tra antiche pietre, aie in cotto, suggestivi affreschi, olivi e cipressi che incorniciano i nuovi segni dei vialetti, delle piscine, dei due ristoranti, del centro benessere, traguardando con lo sguardo in lontananza le Alpi Apuane, la torre di San Miniato, la piana verso la costa tirrenica, ci si può veramente sentire in equilibrio e riappropriarsi di una grande pace interiore di fronte a tanta armonia e bellezza.

Realizzazione di nuova palestra per la pratica sportiva della boxe completa di locali accessori costituita da struttura in legno lamellare e facciata continua nella zona di attività sportiva.

Xin Ge Liu è una chef capace di contaminare sapientemente cucina cinese tradizionale con un food-design sensuale e visionario. Nel progettare il suo nuovo locale abbiamo sviluppato un concept che rispecchiasse la sua visione. L’idea è proprio quella di combinare elementi architettonici e iconografici tipici della tradizione cinese con un design contemporaneo, privo degli stereotipi e della calligrafia classica dei ristoranti cinesi. Abbiamo concepito uno spazio aperto, una galleria rosso mattone con accenti blue china, cadenzata da portali che articolano lo spazio senza dividerlo e che, pur evocando l’architettura tradizionale cinese, la reinterpretano in chiave pop. Un grande specchio finale moltiplica lo spazio rendendo le sue proporzioni inebrianti. Abbiamo voluto fortemente integrare cucina e ristorante: gli spazi di cottura e di preparazione del piatto sono completamente aperti verso la sala lungo il lato opposto alle vetrine. Un lungo bancone concede ai clienti che lo desiderano di avere un’esperienza di gusto e una visione personalizzata e diretta. Altro elemento chiave del nostro progetto è il legame con la città, Firenze. Le ampie vetrine stabiliscono un rapporto dinamico con lo spazio urbano, permettendo di connettersi con le persone che passano, il movimento, le luci, trasformando lo spazio interno in luogo teatrale, un po’ palcoscenico, un po’ dehor. IL GUSTO DI XIN GE è un piccolo tempio del cibo, casa ideale per una chef dalla cultura antica e rivoluzionaria.

L’Ospedale Pediatrico Meyer ha acquisito l’ex facoltà di Teologia, in Via Cosimo Il Vecchio 26, trasformandola nel nuovo “Meyer Health Campus”, che ospita aule universitarie. Questo ha reso necessaria la realizzazione di un percorso pedonale (circa 200mt) sia per il personale sanitario che per i genitori dei piccoli pazienti lungodegenti, che vivono nei pressi del Campus. Alla soluzione tecnica del percorso, che prevede due rampe per superare un dislivello di quasi 5 metri, si è sommata la necessità di creare tre cancelli. Questo ci ha permesso di inserire nel progetto alcuni simboli per celebrare l’importante storia del territorio. La presenza della Villa Medicea di Careggi, a 150mt di distanza, sede della Accademia Neoplatonica, ha ispirato la progettazione del cancello all’uscita del parco. L’Uno di Plotino, il concetto più alto dell’Accademia (l’Unità Divina di potenza illimitata, a cui è riconducibile tutta la complessità fenomenica) è simboleggiato dal cerchio del portale circolare, con una grande anta basculante su un perno centrale. Un profilo in acciaio Corten del più giovane dei Re Magi, tratto dalla Cappella dei Magi di Benozzo Gozzoli a Palazzo Medici, celebra la presenza di Lorenzo il Magnifico in questo territorio. Nei due cancelli su Via Cosimo il Vecchio, il cerchio compare invece due volte, formando la “Vesica Piscis”: scelta come simbolo di una cellula nella fase di sdoppiamento, proprio come l’Ospedale Meyer che si espande nel Meyer Health Campus.

Tenuta Casenuove

Il complesso della Tenuta Casenuove è stato interamente ristrutturato per rispondere alle esigenze di un’azienda vinicola moderna. Il progetto di recupero tipologico e funzionale ha riportato la Tenuta a un elevato livello di funzionalità e ha ridefinito gli spazi esistenti. La Villa ha mantenuto la duplice funzione residenziale e di cantina vinicola. La porzione residenziale è stata trasformata in struttura di accoglienza di alta gamma, mentre la cantina è stata riorganizzata in zone destinate alla promozione e alla vendita del prodotto e all’invecchiamento del vino in tini di rovere. La Colonica, completamente restaurata, ospita oggi l’area produttiva e di stoccaggio – tinaia – e lo spazio per l’invecchiamento in tonneau – barricaia. Nei locali del piano superiore si trovano invece una serie di locali dedicati ai visitatori. La filosofia progettuale che ha guidato il design d’arredo coniuga tradizione e innovazione. Linee geometriche pure e profili essenziali scandiscono gli spazi della Villa e della Cantina, rendendo l’esperienza del visitatore unica in ogni spazio che si attraversa. Ciascuna forma ricalca e imita funzioni e immagini legate al vino. La scelta dei materiali si è fondata sull’esaltazione di elementi che caratterizzano la toscana e le sue risorse: legno di quercia e marmo. Particolare attenzione è stata inoltre rivolta alle sistemazioni esterne, con il nuovo giardino all’italiana prospiciente la Colonica ed il completamento della parte a verde della Cappe

La nuova copertura per l’area del mercato di Piazza delle Cure (che rientra nell’intervento più generale di riqualificazione della Piazza a cura del Comune di Firenze) ha il duplice obiettivo di ospitare il mercato ortofrutticolo e di creare un luogo iconico per l’aggregazione dei cittadini. L’Ex-Acquedotto è stato demolito ricostruendone la facciata fino al marcapiano, mantenendo così i confini della Piazza e offrendo un solido sostegno strutturale alla copertura. Nell’intento di unire sia un linguaggio architettonico contemporaneo che una progettazione contestualizzata, abbiamo osservato che questa piazza si trova fra il centro di Firenze e le colline di Fiesole, che ispirarono a Gabriele D’Annunzio i versi de “La sera fiesolana”: “… e ti dirò per qual segreto / le colline sui limpidi orizzonti / s’incurvino come labbra che un divieto / chiuda, e perché la volontà di dire / le faccia belle / oltre ogni uman disire…”. Da questa ispirazione nasce il nostro concept di progetto: un rettangolo con il perimetro orizzontale, suddiviso in dieci fasce, otto delle quali si incurvano, citando lo skyline fiesolano. Le intercapedini formate dalle geometrie variabili consentono una illuminazione naturale. Nel perimetro (40 x 24.72), nei prospetti formati alle estremità dalle coppie di travi e nel ritmo fra pieno e vuoto dai travetti del soffitto è stata applicata (in linea di continuità con vari edifici fiorentini del tardo Medioevo e del Rinascimento) la Proporzione Aurea.

Premio Architettura Toscana

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