La riqualificazione del Centro Civico in via Giorgini rappresenta un’opportunità significativa per la comunità di San Vito, un quartiere della periferia di Lucca caratterizzato da una storia complessa e una vibrante diversità culturale. L’edificio, da tempo abbandonato, è stato trasformato in un moderno centro polifunzionale, rispondendo alle richieste della comunità e ai valori da essa espressi: inclusione sociale, sostenibilità e identità. L’intervento architettonico integra elementi innovativi e tecnologici, come una parete “bioclimatica” costituita da pannelli di alluminio colorati, che si aprono per dosare la luce interna, riflettendo l’impegno per l’efficienza energetica e il comfort interno. I colori dei pannelli, quelli a sud ispirati alla natura e quelli ad ovest rappresentativi della diversità culturale del quartiere, promuovono un ambiente inclusivo e accogliente. La forma dei pannelli rimanda le coste dei libri della biblioteca ospitata all’interno. Allo stesso tempo, il progetto prevede la riorganizzazione degli spazi interni per accogliere una varietà di attività, dall’istruzione alla cultura, dalla socializzazione al relax e rendendo l’edificio più accessibile. La torre é il nuovo landmark del quartiere caratterizzato da alti fabbricati residenziali. Il Centro civico rappresenta un modello di rigenerazione urbana e inclusione sociale, offrendo un luogo di incontro e crescita per la cittadinanza e un luogo simbolico per l’identità del quartiere.
La casa di Sansepolcro è stata ideata come uno scrigno lapideo inciso e segnato dalle aperture che si configurano come inserti materici differenziati per forma e dimensione in base alla sequenza e alle esigenze degli spazi interni. La scelta dei materiali è finalizzata ad innescare un rapporto dialettico con il contesto, con il vicino nucleo Medioevale di Sansepolcro, ma senza rinunciare ad operazioni progettuali nette e radicali sulla volumetria. La dialettica tra pieni e vuoti è accentuata dal contrasto materico tra la superficie dura della pietra locale e i serramenti in legno. Grazie al sistema di pannelli scuranti integrati al serramento, le aperture si configurano come intarsi lignei, preziosi inserti materici che producono vibrazioni e giochi di luce sempre differenti, capaci di configurare scenari di illuminazione diversificati per ciascun ambiente. La presenza forte della scala lineare interna si riverbera sul volume in pietra attraverso una fenditura lignea. All’interno la progettazione dell’arredo su misura ha consentito di ottimizzare gli spazi e di definire i vari ambienti mediante soluzioni integrate e a forte carica plastica.
La casa di Sansepolcro è stata ideata come uno scrigno lapideo inciso e segnato dalle aperture che si configurano come inserti materici differenziati per forma e dimensione in base alla sequenza e alle esigenze degli spazi interni. La scelta dei materiali è finalizzata ad innescare un rapporto dialettico con il contesto, con il vicino nucleo Medioevale di Sansepolcro, ma senza rinunciare ad operazioni progettuali nette e radicali sulla volumetria. La dialettica tra pieni e vuoti è accentuata dal contrasto materico tra la superficie dura della pietra locale e i serramenti in legno. Grazie al sistema di pannelli scuranti integrati al serramento e annegati nella muratura, le aperture si configurano come intarsi lignei, preziosi inserti materici che producono vibrazioni e giochi di luce sempre differenti, capaci di configurare scenari di illuminazione diversificati per ciascun ambiente. All’interno la presenza forte della scala lineare si riverbera sul volume in pietra attraverso una fenditura lignea e definisce un sistema distributivo che su cui si baricentrano tutti gli ambienti della zona giorno al piano terra e della zona notte al piano primo. La progettazione dell’arredo su misura ha consentito di ottimizzare gli spazi e di definire i vari ambienti mediante soluzioni integrate e a forte carica plastica, soprattutto al piano terra, dove le pareti attrezzate definiscono elementi flessibili in continuità spaziale e materica con l’esterno.
Il progetto riguarda un nuovo edificio polivalente a destinazione direzionale posto sul lato sud di piazza Annigoni a Firenze, che deriva dagli esiti di un concorso internazionale nel 2006 (Alberto Breschi e Guido Ferrara con N.Ferrara, B.Lami, E.Parigi, G.Todesca, M.Zetti) rielaborato negli anni successivi e infine realizzato nel 2021. L’edificio è strettamente connesso ad un complesso architettonico di alto valore storico monumentale rappresentato dall’antico convento seicentesco di Santa Verdiana, che accoglie attualmente un polo didattico dell’Università degli Studi di Firenze e il cui nuovo ingresso è parte integrante di questo nuovo progetto. Il concept generale consiste nell’impostare l’edificio secondo le due direttrici che orientano il disegno ortogonale della piazza e la preesistenza storica del Convento retrostante, in un dialogo serrato tra antico e moderno. Un grande tetto spiovente, sporgente sulla piazza e originato dalla struttura urbanistica dell’ex convento fornisce il primo segnale forte di questa concezione dello spazio, rendendo efficace e ricca la possibilità di percorrenza e d’uso degli spazi collettivi, dalla piazza fino a chiostro dell’ex convento. La sua rotazione rispetto alla piazza (una cerniera e uno snodo della metamorfosi in atto) vuole esprimere la continuità sopra ordinata dell’impianto urbanistico storico, che peraltro è lo stesso degli edifici più significativi del Mercato ottocentesco e del più recente edificio de La Nazione.
In un contesto paesaggistico unico, tra il Golfo e il Parco Archeologico di Baratti e Populonia sorge la casa che è stata oggetto di un intervento integrale di ristrutturazione. L’originaria costruzione realizzata intorno agli anni Sessanta è stata per decenni abbandonata. L’intervento ha interessato anche le aree pertinenziali della costruzione tra cui l’antistante giardino e coinvolto la casa, sia nelle parti strutturali, impiantistiche e di riqualificazione energetica, sia nella nuova distribuzione interna e nelle finiture. Attraverso pochi elementi ben caratterizzati, il progetto ha stabilito nuove relazioni con il contesto eccezionale che accoglie la casa, rendendola parte integrante, capace di dialogare con le emergenze del luogo. Sul fronte rivolto verso il Parco Archeologico, il volume puro della casa, intonacato e ad unica falda inclinata, è stato impreziosito attraverso l’integrazione di un volume, rivestito con lastre di pietra Santafiora, che si smaterializza verso il fronte mare e diviene un portico leggero che rende la casa vivibile durante le stagioni calde. Sul fronte rivolto verso il Golfo di Baratti, lo sforzo progettuale si è concentrato sull’ampliamento delle superfici aperte nel tentativo di stabilire un rapporto diretto col paesaggio, per questo è stato messo a punto serramento continuo e dinamico che stabilisce una relazione simbiotica tra l’interno della casa e il mare, che è divenuto presenza intima e vitale in ogni ambiente della casa.
Il complesso nasce come conceria dall’aggregato di edifici di diversa natura: costruzioni specialistiche ed edilizia di base. È presente nella pianta del Buonsignori (1594). Cessata l’attività, fu acquistato dal Comune di Firenze nel 1910 per farne una stazione della nettezza urbana e subendo, a partire da quel momento, pesanti interventi di adattamento. Dismesso negli anni ’70, fu sottoutilizzato e progressivamente abbandonato, versando in stato di totale fatiscenza. Nel 2005 è stato notificato dal MIBACT. Nel 2016 è stato acquistato dalla società Santacroce srl. Obiettivo del progetto è stata la trasformazione in un complesso residenziale di undici alloggi. L’azione progettuale, le cui linee guida si sono basate su approfondite indagini storiche ed analisi tipologiche, è così sintetizzabile: – recupero dell’assetto tipologico-strutturale: due primi piani “solidi”, contraddistinti da setti continui ed aperture di dimensioni limitate, e due piani sovrastanti “leggeri”, caratterizzati da pilastri in muratura, travi in legno e grandi finestroni; – riapertura di cortili intasati da superfetazioni, anche storicizzate; – ripristino dello spartito delle facciate di inizio ‘900, ricostruito dall’analisi dei documenti storici e dalla lettura dei manufatti; – eliminazione di strutture incongrue: solai, scale, divisori; – introduzione dei nuovi elementi mantenendo la leggibilità delle strutture originarie; – miglioramento del comportamento antisismico ed efficientamento energetico.
Nell’ambito dei lavori di restauro del complesso monumentale della Rocca Strozzi, la sottoscritta ha svolto l’incarico di progettazione generale del recupero della ex fattoria nel 2012; successivamente l’A.C. di campi Bisenzio le affida il progetto di Allestimento museografico e multimediale del Museo Archeologico di Gonfienti, che si conclude nel settembre 2022. Il Museo è costituito da parte etrusca, romana e dell’età del bronzo; in particolare nella sezione dedicata all’età etrusca abbiamo realizzato una grande teca in corten e vetro che simula la domus arcaica di mq 1400, e che per ovvie ragioni non poteva assumere tali dimensioni. Nella copertura dei vari sapzi in cui la grande teca è articolata, sono stati posizionati gli elementi di copertura restaurati, con le antefisse a con volto femminile. La simulazione della Domus arcaica è ottenuta attraverso una forma essenziale costituita da sei corpi, quattro di pianta quadrata e due a forma di “C”,di lunghezza pari a 5,92mt e larghezza di 2,46mt. La forma della pianta cerca di simulare quella della Domus etrusca nelle parti più essenziali. La sezione dedicata all’Età del Bronzo si trova nella stanza seminterrata della Fattoria Strozzi dove si conservavano i tini; una grande sala con volte a crociera, dove sui lati lunghi e sul lato corto di fronte all’ingresso, si è sviluppata la teoria delle teche, in corten e vetro dove sono alloggiati i reperti. Completa l’allestimento del Museo, la grande facciata sul giardino.
I tre lotti numerati come A20, A21 e A22 fanno parte della lottizzazione chiamata Città Giardino, in particolare per la parte di residenze bifamiliari e trifamiliari. Si tratta di un intervento di ampliamento della zona residenziale di Terranuova Bracciolini, Arezzo. Il progetto si pone come obbiettivo l’integrazione con il paesaggio, il linguaggio architettonico composto da forme semplici, richiamano la forma “a capanna” e cerca di semplificare al massimo l’intervento, arrivando a realizzare tre volumi disposti seguendo l’andamento della collina e orientati verso il panorama. Le sue forme minimaliste si fondono armoniosamente con l’ambiente grazie all’uso di materiali e colori locali, la scala cromatica prende come riferimento i calanchi delle Balze che si trovano dietro la collina oggetto di intervento. Le ampie finestre in vetro permettono alla luce naturale di penetrare negli spazi interni, creando un legame diretto con il paesaggio esterno. I colori utilizzati richiamano le tonalità della terra, conferendo al progetto un senso di appartenenza al luogo. In questo modo, l’architettura si integra perfettamente con il contesto territoriale, creando un’esperienza unica e coinvolgente per chiunque la incontri.
Progetto di interni del 2021 realizzato nel centro storico di Firenze in Via dei Tosinghi, al quinto e sesto piano del Palazzo de’ Visdomini. Il progetto si propone di risolvere lo spazio dell’appartamento limitando al minimo gli interventi: al piano inferiore un elemento pieno perimetrale, una sorta di boiserie reinterpretata ed “estrusa”, riveste le pareti e viene scavato attraverso sottrazioni per ricavare i vari elementi di arredo necessari, liberando la pianta. Il nuovo elemento perimetrale, a seconda della quota che va a battere, ospita così da un lato il divano mentre sull’altro accoglie il camino definendo con un solo gesto la zona soggiorno, su cui si apre la nuova cucina. Sul lato del camino l’arredo ospita una parete tessile scorrevole a scomparsa che all’occorrenza può dividere l’ambiente per ricavare una stanza per gli ospiti. Il piano superiore è raggiungibile attraverso la nuova scala, un elemento in parte integrato nell’arredo perimetrale, che ne accoglie i primi gradini, in parte nascosto all’interno di un volume sospeso. Anche a questo piano interventi contenuti e l’introduzione di pochi nuovi elementi ridefiniscono lo spazio esistente: il bagno è stato allargato rispetto all’esistente, ricavando la doccia in uno spazio posto a una quota inferiore precedentemente utilizzato come ripostiglio. Nella camera, l’elemento della testata del letto funge anche da parapetto della nuova scala, mentre la parete viene estrusa accogliendo quanto necessario.
Progetto di interni del 2021 realizzato nel centro storico di Firenze in Via dei Tosinghi, al quinto e sesto piano del Palazzo de’ Visdomini. Il progetto si propone di risolvere lo spazio dell’appartamento limitando al minimo gli interventi: al piano inferiore un elemento pieno perimetrale, una sorta di boiserie reinterpretata ed “estrusa”, riveste le pareti e viene scavato attraverso sottrazioni per ricavare i vari elementi di arredo necessari, liberando la pianta. Il nuovo elemento perimetrale, a seconda della quota che va a battere, ospita così da un lato il divano mentre sull’altro accoglie il camino definendo con un solo gesto la zona soggiorno, su cui si apre la nuova cucina. Sul lato del camino l’arredo ospita una parete tessile scorrevole a scomparsa che all’occorrenza può dividere l’ambiente per ricavare una stanza per gli ospiti. Il piano superiore è raggiungibile attraverso la nuova scala, un elemento in parte integrato nell’arredo perimetrale, che ne accoglie i primi gradini, in parte nascosto all’interno di un volume sospeso. Anche a questo piano interventi contenuti e l’introduzione di pochi nuovi elementi ridefiniscono lo spazio esistente: il bagno è stato allargato rispetto all’esistente, ricavando la doccia in uno spazio posto a una quota inferiore precedentemente utilizzato come ripostiglio. Nella camera, l’elemento della testata del letto funge anche da parapetto della nuova scala, mentre la parete viene estrusa accogliendo quanto necessario.
Oggetto del progetto è la ridefinizione degli spazi interni di un edificio anni ’50 situato nel centro storico pistoiese e caratterizzato da una maestosa scala ad andatura curvilinea. La scala, core centrale dell’intera abitazione, ha subito un’importante opera di restyling grazie alla sostituzione del parapetto ligneo pre-esistente con uno in lamiera di color ottanio oltre all’applicazione di un rivestimento continuo in rovere sulle gradonate esistenti. Inoltre, per l’accesso al sottotetto è stata introdotta una nuova scala spiroidale che si lega a quella esistente fungendone da naturale prosecuzione. La scala così ottenuta crea una sorta di corrente ascensionale che incuriosisce e spinge il visitatore alla ri-scoperta di tutti gli spazi abitati. Particolare attenzione è stata riservata alla scelta dei materiali di tutte le finiture i quali non sovrastano le peculiarità storiche dell’edificio ma le valorizzano preservandone l’autenticità.
Nella prima periferia pistoiese, un antico casolare di tardo ‘800 domina la vallata con vista sulla citta’ e i suoi monumenti. Il restauro si è focalizzato sul recupero e sulla valorizzazione delle peculiarità dell’immobile, mentre un attento ammodernamento gli ha conferito una maggiore efficienza dal punto di vista energetico e funzionale. La copertura è stata isolata per ridurre le dispersioni termiche ed è stato installato un sistema a pompa di calore con riscaldamento a pavimento. Queste modifiche non solo migliorano il comfort degli ambienti, ma riducono anche l’impatto ambientale dell’edificio sul territorio. Pur avendo subito un pesante restyling, si è cercato di mantenere l’essenza e l’aspetto originale dell’edificio, adeguandolo a soluzioni più sostenibili per renderlo funzionale e confortevole agli abitanti moderni. Questa combinazione tra il vecchio e il nuovo permette di preservare la storia dell’edificio, garantendo al contempo un futuro sostenibile.
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