Villa Bellosguardo è il risultato della profonda riconfigurazione di un edificio preesistente. L’area è situata sulla collina di Bellosguardo, una delle più suggestive di Firenze, che deve alle sue molte qualità, architettoniche e naturalistiche, la classificazione quale area di interesse storico-culturale. Il progetto di Bellosguardo rappresenta un esempio di come si possa introdurre un linguaggio discretamente contemporaneo in uno degli scenari paesaggistici più delicati del territorio fiorentino, nel pieno rispetto del contesto storico e naturalistico. All’edificio originario erano stati aggiunti nel tempo una serie di corpi esterni in modo disorganico e posticcio, mentre i prospetti presentavano aperture casuali e prive di una coerente organizzazione compositiva. Gli spazi interni risultavano segmentati e privi di una visione d’insieme. Gli interventi si sono così concentrati nell’eliminare i segni di un’architettura dimessa e generica, in favore di un linguaggio più moderno ed essenziale, ispirato ai volumi stereometrici dell’architettura mediterranea. Gli obiettivi sono stati: raccogliere i volumi dei precedenti ampliamenti integrandoli organicamente nella volumetria dell’edificio, organizzare un disegno coerente dei prospetti, ripulire i frammentati spazi interni in favore di ambienti più ampi e regolari. Si è inoltre introdotto il tema della Sostenibilità con la creazione di un cappotto termico esterno, l’isolamento della copertura e l’uso di vetri atermici.

BASI Pilates Italia

L’edificio si trova all’interno di un’area interclusa del centro storico di Prato, è composto da una palazzina residenziale su fronte strada e da un capannone costruito sul retro. Grazie a questa tipologia insediativa, basata sulla commistione tra l’ambiente domestico e quello di lavoro, la città è cresciuta enormemente nell’immediato dopoguerra. L’introduzione di nuove funzioni per ospitare il centro Pilates ha previsto un rimodellamento della distribuzione interna: l’accesso è obbligato dall’unico affaccio presente su strada, si susseguono ingresso, area spogliatoi e l’aula per gli esercizi; gli spazi interni si suddividono secondo tre fasce di utilizzo che vanno dalla più alla meno contaminata. Nuovi spazi di lavoro sono stati creati grazie all’introduzione di un soppalco realizzato con profili industriali IPE: questi generano un soffitto a cassettoni restituendo alla stanza una regola geometrica e iscrivendo la struttura con una trama di elementi in acciaio. Il parapetto del soppalco è una singola trave reticolare che permette di liberare la sala dagli appoggi. L’intervento ha previsto il completo rifacimento della copertura mentre le capriate esistenti sono state mantenute e binate per raggiungere gli standard sismici odierni. Strutturalmente il progetto si è definito affiancando le capriate storiche con nuove capriate a portale caratterizzate da puntoni spessi senza saette e con catena e monaco molto snelli, permettendo di apprezzare il disegno delle strutture originarie.

Lottozero

La funzionalizzazione del complesso di Palazzo Buontalenti si inserisce nel programma di espansione di EUI con la realizzazione di una nuova e prestigiosa sede. Il rapporto tra EUI e Firenze è consolidato da molti anni in un percorso di continua crescita che ha visto progressivamente aumentare il numero delle sedi: Badia Fiesolana, Villa Salviati, Villa Schifanoia, adesso Palazzo Buontalenti. Questo programma ha permesso negli anni l’instaurarsi di un virtuoso processo di valorizzazione di immobili demaniali prestigiosi e un loro utilizzo appropriato. Il primo passo per la realizzazione di questo programma è il restauro di una porzione del complesso buontalentiano, il cosi detto LOTTOZERO: il recupero di una porzione di circa 2000 mq al fine di allocarvi gli spazi della School of Transnational Governance. L’intervento prevede la creazione di spazi condivisi destinati allo staff di lavoro e spazi destinati ai ricercatori, impostati su modelli di co-working e corredati da aree per lo scambio tra persone e spazi attrezzati per ospitare incontri e riunioni. Il Lottozero è composto da un corpo di fabbrica su due livelli e un ammezzato (1600 mq), un cortile (600 mq) e il piano terra della ala nord del casino mediceo (400 mq). Ha accesso indipendente da via Cavour con il grande portale ad arco realizzato nel 1850. Si tratta sostanzialmente di una operazione di restauro, condotta in accordo con la Soprintendenza nel rispetto degli elementi costitutivi della architettura originale.

Il restauro del Convento delle Clarisse e dell’adiacente Chiesa dei Bigi per l’allestimento della Collezione Gianfranco Luzzetti ha ripristinato la percorribilità originale del Convento e il collegamento con la Chiesa interrotto nell’ottocento, in una essenzialità narrativa ove i protagonisti sono le opere della Collezione esposte secondo il gusto personale del Collezionista, in continuità con la sua casa museo fiorentina. Grande attenzione è stata posto ai visitatori con mobilità ridotto, i quali possono visitare autonomamente la Collezione grazie a un sistema di rampe esterne e interne che assecondano i cambi di quota dei vari corpi di fabbrica. Visto il valore storico dell’edificio e le idee espositive del Collezionista, il quale concepisce la galleria come una strada aperta, si è deciso di intervenire con un allestimento essenziale: nella galleria che affaccia sul chiostro e in alcune sale, al piede delle opere pittoriche, è stato realizzato un arredo continuo dalle forme nette e pure, per escludere ogni intento di mimesi con l’edificio storico, che nasconde la tecnologia necessaria al museo. Un ruolo di massima importanza è affidato all’illuminazione delle opere, realizzata interamente con sorgenti led che consentono una più elevata resa dei colori, assicurano benefici per la conservazione e abbassano notevolmente i consumi. Le fonti luminose indirette sono calibrate per “accarezzare” gli elementi architettonici, mentre la luce sulle singole opere è morbida e puntuale.

Progetto di ristrutturazione edilizia e cambio d’uso de complesso edilizio “Granaio dell’Abbondanza” per la realizzazione di incubatore startup, coworking, scuola di alta formazione. Il nucleo originario, che comprendeva l’edificio sulla Piazza del Cestello e l’intero isolato destinato ai Granai Medicei, silos per il deposito del grano, fu costruito dal 1695 al 1697, da Cosimo III de’ Medici su progetto di Giovan Battista Foggini, sottoposto alla Magistratura dell’Abbondanza, dalla quale prese il nome. Nel 1800, passò all’Ordine di Santo Stefano, come Caserma dei Cavalieri. Fu sede delle truppe Napoleoniche e Spagnole e, nel 1860-1871, diventa Caserma Cavalli. Progetto di ristrutturazione e riqualificazione. Granaio dell’Uccello, Granaio dell’Abbondanza, Panificio Militare, Caserma Guidobono, Caserma Cavalli che oggi rinasce come “granaio delle idee- innovation center”. Un intervento, che interessa una superficie di oltre mq 5.000, teso alla ristrutturazione non solo delle parti storiche ed architettoniche del Complesso quanto ad una sua riqualificazione funzionale con destinazioni innovative, culturali e didattiche che portano nel Centro di Firenze, qualità e recupero, storia e tecnologia, giovani e progettisti di nuove forme di scienza, tecnologia, ricerca di alta qualità. Le nuove destinazioni, Startup di Nana Bianca, Sale convegni, Scuola di Alta Formazione-42 Luiss Firenze, fanno di questo luogo un Polo dell’Innovazione a livello internazionale.

L’Oratorio degli Angeli Custodi costruito nel 1638 si trova nel centro storico di Lucca. L’apparato pittorico è esempio paradigmatico di ricca decorazione barocca. Divenne centrale nella vita della città grazie alla sua splendida acustica. Negli ultimi decenni, gli affreschi si stavano gravemente deteriorando. Inoltre, la sagrestia era stata trasformata in camerino di fortuna per gli artisti e non esistevano spazi di servizio per il pubblico. Il sistema illuminotecnico era scarso e disomogeneo. Il cortile interno scoperto si trovava in avanzato stato di degrado. L’Oratorio è stato oggetto di un sistematico restauro. Il cortile interno è stato coperto con una copertura leggera in acciaio e vetro opalino, il nuovo piano di calpestio si struttura su tre gradoni che collegano i due livelli del vano di ingresso all’ex sacrestia, è arredato da un desk girevole di legno con funzione di snella biglietteria. Il sistema illuminotecnico è composto da strip led incassate nell’asola delle travi della copertura vetrata. Il nuovo sistema di pareti pieghettate individuano gli incassi delle porte di accesso ai camerini e ai servizi igienici oltre che realizzare due sedute lungo il corridoio di distribuzione. Il sistema illuminotecnico è realizzato con apparecchi ad incasso nel soffitto dipinto nero in continuità con quello dei camerini. Nei due camerini lampade lineari si alternano agli specchi, un terzo locale è sala riunione. Gli arredi sacri sono stati riallestisti nei nuovi spazi.

Il borgo è morfologicamente caratterizzato, in funzione della matrice originaria di sviluppo, dalla sua forma allungata al margine della antica direttrice di sviluppo infrastrutturale, la giacitura degli edifici e l’organizzazione interna sottolineano i rapporti volumetrici tra le masse all’interno di questo fuso allungato. Il progetto ha donato nuovo senso al luogo, attraverso la funzione residenziale e con la riscoperta della storia che lo ha caratterizzato. La nuova distribuzione degli spazi a comune ha fatto riemergere le grandi arcate delle antiche costruzioni, caratterizzando i nuovi spazi collettivi della comunità con il grande arco che genera un ambiente a tripla altezza. I nuovi abitanti potranno così accarezzare le strutture antiche, muoversi attraverso la storia, confrontarsi con essa quotidianamente rigenerando un ambiente sepolto. L’Oratorio di San Jacopo, con la sua sala di 70 mq, è diventato uno spazio multifunzionale per mostre d’arte contemporanea, per eventi artistici e musicali pur conservando anche la sua funzione originaria. Questo sia per coinvolgere i nuovi residenti del complesso, ma anche per diventare un’altra offerta di spazio culturale della città di Seravezza luogo il percorso della via di Michelangelo. Questo percorso di riconoscenza e riconoscimento si è voluto far condividere all’artista G.D. Parra per la creazione della grande opera “obelisco di luce”.

Ex casa canonica

Ridare vita a una Pieve dell’XI secolo significa conoscerne la storia e le cause del suo abbandono, a volte per interventi storicizzati ma incongrui e nocivi al suo organismo più intimo. Il complesso monumentale è composto da due fabbricati di diverse origini, la chiesa e la canonica, risultato di sovrapposizioni avvenute nel tempo, alcune di valore storico rilevante, altre recenti prive di pregio, nonché da un piccolo cimitero cintato di proprietà comunale. L’intervento è stato preceduto da un’attenta analisi materica e storica a supporto delle scelte progettuali. Poter disporre di un quadro conoscitivo della fabbrica sufficientemente completo, ha consentito di comprendere come, nell’intero arco della sua storia, il cambiamento delle destinazioni d’uso, la modifica dei percorsi di collegamento e delle aperture, l’aggiunta, la rimozione o la sostituzione di intere porzioni dell’edificio è stato senz’altro il mezzo più efficace e utile a garantirne la conservazione. Gli interventi di restauro in progetto si inseriscono con unità teorica e metodologica nel testo storico, con un linguaggio contemporaneo coerente, conforme e consonante con le testimonianze documentali. La storia, unita all’ascolto del monumento e dello stato dei luoghi, è stata in definitiva la traccia principale, il più importante referente progettuale che ha guidato e indirizzato ogni scelta dell’intervento, caratterizzato da una serie di modifiche migliorative nella complessiva conservazione del bene storico.

Nel Museo dell’Opera del Duomo di Pisa la successione delle opere è espressione della devozione e della magnificenza di Pisa a partire dal Dodicesimo Secolo. Nella potente e ricca repubblica marinara si sono incontrate culture artistiche diverse, da quelle d’oltre Alpi a quelle islamiche, e nel sec. XIII, con l’arrivo di Nicola Pisano, inizia una stagione di sperimentazione nell’ambito della scultura che ha in sé tutti i semi che germoglieranno con il Rinascimento. Il nuovo progetto museografico si pone come obbiettivo la realizzazione di un percorso fluido, in cui le opere della grande scultura pisana sono valorizzate dagli allestimenti e nello stesso tempo dialogano con il contesto storico.  Le opere sono contestualizzate mediante allestimenti che evocano il luogo, la collocazione e le atmosfere originarie. Si tratta di una operazione complessa, mai imitativa della realtà, ma volta a cogliere l’essenza e i significati reconditi per veicolarli. Le finiture, i colori e i materiali rimandano a quelli storici usati nei monumenti della piazza, reinterpretati in chiave contemporanea.  I basamenti e le pedane sono in pietra arenaria lavorata in modo da creare una leggerissima vibrazione della superficie. I fondali delle opere sono realizzati in resina o in encausto, per evocare i colori della piazza o i finti marmi dell’interno duomo. Il percorso espositivo si sviluppa su 3000 mq interni, e su una porzione del porticato esterno. Le 380 opere esposte sono suddivise in 26 sezioni.

Il progetto riguarda un antico casale del 1887, nelle vicinanze del Comune di Lucca ed un più recente annesso rustico destinato a tirasotto, il tutto immerso in un paesaggio collinare ed ambienti boschivi. L’intervento di restauro valorizza gli elementi strutturali tipici dell’architettura locale, l’utilizzo del mattone faccia a vista, della pietra di Matraia e del legno di castagno, rivisitando i materiali in chiave contemporanea. All’interno si è provveduto ad applicare manualmente intonaci a base di calce naturale evidenziando la struttura irregolare delle pareti dovuta dall’utilizzo di materiali come il sasso e la pietra. Il recupero delle travi e delle tavelle tramite sabbiatura è un richiamo alla tradizionale architettura interna toscana attualizzata mediante la sbiancatura dei soffitti. L’esterno dell’immobile è stato conservato inalterato mantenendone la storicità senza intaccarne il fascino optando per degli infissi esterni in acciaio dal profilo contenuto. Nel giardino l’ampia piscina s’inserisce nel paesaggio circostante, dove il disegno delle pavimentazioni rispetta la vegetazione secolare lasciandone inalterata la posizione. Il volume del tirasotto è stato totalmente ristrutturato internamente, optando per materiali e colori contemporanei, dove il pavimento in calcestruzzo ed il blocco nero a sevizi contribuiscono a dare nuova identità.

Tennis Club

In stretta sinergia con il Consiglio Amministrativo del Tennis Club di Prato, l’obbiettivo primario del restauro è stato quello di restituire agli ambienti interni dell’antica villa del ‘700, immersa nella natura della collina pratese, l’eleganza e il verve che questo tipo di luoghi hanno a livello internazionale, creando un spazio dove i soci possano ritrovarsi non solo per praticare sport ma per condividere momenti di relax e convivialità, lasciando inalterata l’architettura storica. L’intervento ha riguardato il piano terra della villa e si è articolo in quattro ambienti principali: la sala bar, caratterizzata da grandi archi che mettono in comunicazione gli ambienti esterni con l’interno, l’ampia zona d’ingresso che oltre a collegare i due grandi cortili esterni a destra e sinistra della villa funge da filtro e sala d’attesa, la sala lettura, la sala ristorante divisa in due zone e la saletta conversazione, con un salotto conviviale sovrastato al centro della parete da una grande composizione di racchette appartenute ad alcuni soci storici del club. Il restauro ha riguardato a livello architettonico l’eliminazione di alcune superfetazioni estranea all’edificio storico, il rifacimento degli impianti di climatizzazione, la sostituzione degli infissi con elementi dalle caratteristiche più performanti, lo studio dell’illuminazione ed il rifacimento della pavimentazioni oltre allo studio dettagliato di tutti gli elementi d’arredo realizzati su misura.

Il complesso “La Querce”, originariamente costituito da un casale e due annessi, rispecchia perfettamente per morfologia e forme l’architettura contadina Toscana. L’intervento sull’intero complesso è iniziato con il restauro del Casale, la ristrutturazione edilizia dell’annesso principale e la demolizione dell’annesso secondario. Sull’impronta originale di quest’ultimo è stata realizzata una piscina a sfioro di 5x 13,5 metri. Il Casale di circa 540 mq si distribuisce su due piani. Il piano terra, adibito a zona giorno, è caratterizzato da ampie porte finestre ad arco che si aprono sul paesaggio circostante. Forte è la presenza di una tradizione architettonica. Volte a crociera e a botte originali in cotto, si alternano negli ambienti al piano terra. Una cucina “sartoriale” che racconta uno stile raffinato con materiali pregiati e forme senza tempo. Salendo la scala in pietra si raggiunge il piano primo, in cui sono ben distribuite cinque camere da letto matrimoniali ciascuna con il bagno privato. L’annesso di circa 100 mq è un grande “openspace” destinato a zona hobby. Una particolare importanza è stata conferita al “landscape“. Una progettazione dello spazio esterno mirata al superamento dei differenti livelli di quota appositamente creati per dare ad ogni elemento la singola importanza. Scalette in cotto e percorsi ben delineati collegano i fabbricati alla magnifica piscina che si affaccia sul sottostante campo da golf e al campo di bocce circondato da olivi secolari.

Premio Architettura Toscana

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