Prato è composta da numerose frazioni le quali, però, si configurano come veri e propri paesi, nati e sviluppati negli anni, a volte nei secoli, attorno alle proprie chiese (e circoli). Proprio nel paese di Vergaio, nella periferia ovest di Prato, tra le villette unifamiliari a “terra-tetto” prende vita questo progetto di riqualificazione totale. Non solo un progetto di interior ma di architettura a 360°, passando anche dall’esperienza del Superbonus. Un cantiere ricco e complesso, tre piani di costruzione che sono stati stravolti dal tetto alla cantina con interventi che hanno portato ad un organismo edilizio completamente rinnovato dal punto di vista architettonico, impiantistico ed energetico. L’idea è stata quella di scardinare la rigida impostazione planimetrica tipica di questa tipologia edilizia degli anni ’60, a favore di una maggiore fluidità e fruibilità degli ambienti. Anche gli esterni sono stati oggetto di una revisione radicale che ha portato alla ridefinizione degli accessi sia sul fronte principale che su quello tergale. Anche le porzioni verdi sono state ridisegnate e valorizzate con un’illuminazione che ne va ad esaltare i bordi ed il verde. I tre prospetti sono stati oggetto di posa di cappotto termico che ha determinato una nuova spazialità verticale sulla quale siamo intervenuti con un nuovo disegno delle facciate. Il gioco di riquadri scuri è un tributo al nostro Duomo con le stonalizzazioni dell’alberese che ne caratterizzano le facciate.

Il progetto di restyling delle gallerie commerciali di Santa Maria Novella a Firenze ha riguardato il rifacimento degli elementi architettonici ed impiantistici dei sottopassi, con un approccio definibile “starting from scratch”. La struttura originaria, costruita negli anni ‘60, è stata riportata a nudo, attraverso un’operazione di strip off che ha svelato la molteplici complessità date dalla vetustà delle strutture, messe a dura prova dal prolungato abbandono. Uno degli obiettivi principali dell’intervento è stato convertire luoghi di passaggio in spazi di aggregazione e di condivisione, capaci di accogliere diverse attività ed interpretare diverse tempistiche di utilizzo. In quest’ottica un ruolo importante lo gioca il progetto del pavimento, realizzato in resina grigia e immaginato come una tela bianca sulla quale imprimere una sorta di manuale dell’orientamento, laddove linee, curve e indicazioni scritte accompagnano le persone verso le diverse direzioni del centro. Per le vetrine dei negozi si è optato per una soluzione fatta unicamente di cristallo, accentuando così la permeabilità visiva dell’interno e annullando del tutto la presenza del serramento. Nell’ottica del multiforme utilizzo dello spazio, un esperimento riuscito è stato il tunnel ledwall, venticinque metri immersivi, per video e suono, fanno da gate per chi arriva o rientra dal centro Unesco, suggerendo al passante un luogo “surreale” in cui advertisement ed arte digitale si fondono continuamente.

Come nasce una comunità? Molto ambizioso provare a rispondere brevemente, più probabile riuscire a raccontare come intorno ad un’architettura si sia stretto un insieme di persone, di famiglie, che a poco a poco si sono riconosciute in una identità condivisa. Lentamente ed attraverso un progetto comune, gli architetti e le diverse anime di un cliente multiforme e multiculturale hanno dato vita a ciò che dal principio era un rendering di prova, una maquette, poi fango, battaglie ferro lacrime traguardi poi, infine, casa. Infatti, se nella maggior parte dei casi, l’asse architetti – general contractor si riassume nella costruzione e vendita delle unità abitative, con gli obiettivi fondamentali della massima qualità e profitto, in questa avventura l’abitante è già lì, pronto a vegliare sulle proprie mura che vengono su giorno dopo giorno. L’idea nasce grazie ad una scheda urbanistica del comune di Firenze che individuava un’area industriale immersa nelle colline della zona sud della città. Una fabbrica di tessuti di seta, dismessa dal 2004, veniva candidata a diventare un nuovo complesso residenziale incastrato tra il verde delle colline e il raccordo autostradale proveniente dal casello di Firenze Sud. La struttura paesaggistica del contesto è tra le più pregiate del fiorentino e si salda lentamente al Chianti attraverso l’inseguirsi di colline dolci, punteggiate da nuclei storici ed edifici manifatturieri, in una sfumatura leggera che fonde campagna e città.

L’Anima(le) del Museo

L’Anima(le) del museo è una creatura vivente che abita all’interno delle mura del Centro Pecci. Il progetto è il risultato di un concorso di idee aperto ad artisti, designer e architetti, invitati a immaginare un nuovo playground da realizzare negli spazi esterni del museo. Le caratteristiche e le abitudini dell’Anima(le), come il suo aspetto, i tratti peculiari, i movimenti, la dieta, le sue dimensioni, il carattere, sono il risultato di una serie di laboratori condotti in collaborazione con 16 classi di scuole elementari e medie della città. Il disegno a terra, stretto nell’interstizio tra l’edificio originario di Italo Gamberini e la più recente addizione di Neo Architects, rappresenta il corpo di un animale fantastico, una nuova bestia da abitare e far vivere. Questo spazio di mediazione tra il vecchio e il nuovo vuole diventare terreno di sperimentazione per mondi immaginari e l’incontro transgenerazionale. Elementi tridimensionali emergono dal tappeto geometrico, suggerendo alcune parti del corpo come la bocca, le antenne, gli artigli e la coda dell’animale. L’astrazione del disegno consente ai bambini di essere liberi di evolvere la loro creatività e giocare attorno ad esso. L’idea è così quella di avvicinare i giovani fruitori dell’area al museo e all’arte attraverso la possibilità di espressione e interpretazione personale, sviluppando un rapporto più diretto con il luogo e con le sue tematiche artistiche.

Come nasce una comunità? Molto ambizioso provare a rispondere brevemente, più probabile riuscire a raccontare come intorno ad un’architettura si sia stretto un insieme di persone, di famiglie, che a poco a poco si sono riconosciute in una identità condivisa. Lentamente ed attraverso un progetto comune, gli architetti e le diverse anime di un cliente multiforme e multiculturale hanno dato vita a ciò che dal principio era un rendering di prova, una maquette, poi fango, battaglie ferro lacrime traguardi poi, in fine, casa. Infatti, se nella maggior parte dei casi, l’asse architetti – general contractor si riassume nella costruzione e vendita delle unità abitative, con gli obiettivi fondamentali della massima qualità e profitto, in questa avventura l’abitante è già lì, pronto a vegliare sulle proprie mura che vengono su giorno dopo giorno. L’idea nasce grazie ad una scheda urbanistica del comune di Firenze che individuava un’area industriale immersa nelle colline della zona sud della città, dove la struttura paesaggistica di alto pregio si salda lentamente al Chianti attraverso l’inseguirsi di colline dolci, punteggiate da nuclei storici ed edifici manifatturieri, in una sfumatura leggera che fonde campagna e città. Una fabbrica dismessa di tessuti di seta veniva destinata a funzioni residenziali, con una parziale demolizione degli edifici esistenti ed il restauro di una parte di alto valore architettonico, oltre che l’utilizzo della superficie demolita per nuova edificazione.

Il Museo del Cristallo di Colle di Val D’Elsa ha dovuto chiudere vari anni a causa di notevoli lavori di restauro e risanamento che si sono chiusi nel 2020 sotto il progetto e direzione lavori dello Studio tecnico Associato S.T.I.G. Data l’importanza di un settore artigianale ancora vivo sul territorio e che ha fatto la storia del paese, il Comune di Colle nel 2020/2021 ha deciso di sfruttare l’occasione per ripensare un nuovo allestimento, incaricando un team di professionisti per progettare la nuova veste del museo. Trattandosi di una materia viva, e non una semplice collezione storica di un popolo scomparso, è stato fondamentale coinvolgere parte degli artigiani e dei cittadini. E’ iniziato così un percorso esemplare di co-progettazione, lungo più di un anno, in cui si è riunito un comitato scientifico composto da alcuni membri dell’amministrazione comunale, artigiani del settore, esperti del vetro e del cristallo, ed i vari professionisti incaricati. La progettazione è nata da un continuo ascolto e dibattiti, che se da una parte ha allungato i tempi, dall’altra ha dimostrato la qualità unica del progetto finale. I tecnici sono stati la mano che ha tradotto su carta, e poi in concreto nella direzione lavori, le idee nate da questi continui e fruttuosi scambi. Un progetto che ha riacceso speranze, ricordi e nuove prospettive per la cittadinanza e per il settore del cristallo, che affascina e rimane una delle principali eccellenze di Colle Val D’Elsa.

Pharmanutra

Il complesso industriale sede della società “Pharmanutra S.p.a.” è stato realizzato nella zona nord del comune di Pisa nel 2023. Le dimensioni lotto sono 11.885 mq. La Superficie utile lorda è di 3095,49 mq. L’impianto ha sostituito edifici industriali dismessi, con il recupero di uno di essi per il settore produttivo. Il nuovo fabbricato ospita le funzioni direzionali. L’edificio si sviluppa su due piani: Il piano primo: un parallelepipedo, sostenuto da due travi “Warren” laterali che permettono di avere un ponte di circa 22 mt nel collegamento con l’edificio della produzione mentre, sulla testata est, sostengono un aggetto di circa 9 mt. Il piano terra accoglie servizi come: sala conferenze, sale riunioni, sala pranzo aziendale e palestra. Al piano primo vi sono gli uffici, organizzati in open space. Sul grande aggetto ad est si trovano gli uffici della direzione. I due settori sono messi in relazione dal ballatoio che si affaccia sul doppio volume della hall. Le due fasce laterali sono caratterizzate da superfici ampiamente vetrate schermate da frangisole a sud. Le parti opache sono rivestite con pannelli in fibra di legno al piano primo, le pareti sottostanti, presentano pannelli in Alucobond. I punti sostanziali del progetto: EFFICIENTAMENTO ENERGETICO Progettazione impiantistica basata sui principi della bioclimatica. CONFORT ACUSTICO Elementi di involucro con potere fonoisolante. SOSTENIBILITA’ SOCIALE Aspetti connessi all’accessibilità, flessibilità e fruibilità

I restauri hanno interessato la Compagnia del SS. Sacramento, risalente al XVIII sec. e la torre campanaria, risalente al XVI sec. che rappresenta il manufatto più antico, tuttora conservato nelle caratteristiche originarie. Il restauro della torre ha visto la preliminare messa in sicurezza del paramento lapideo, con successiva pulitura mediante operazioni graduali di minimo impatto, facilmente controllabili e in grado di garantire il mantenimento delle patine naturali. In fase di rimozione degli intonaci degradati nella cella campanaria è emerso un fatto anomalo, o quantomeno singolare: le 4 catene in ferro erano state “tagliate” negli anni ’60, in occasione della rimozione del castello in legno delle campane (scelta molto opinabile in assenza di idonee opere di ripristino o quantomeno compensative). E’ stato pertanto eseguito un intervento di ripristino, considerando il contributo essenziale che le catene svolgono per la tenuta strutturale. Per il restauro della facciata sud della Compagnia, visti i forti degradi presenti, è stata operata la rimozione completa dell’intonaco ammalorato, previa esecuzione di saggi stratigrafici che hanno permesso di risalire ai cromatismi che si sono succeduti nel tempo. Qui l’intervento ha visto la realizzazione di un intonaco “all’antica” a base di calce idraulica naturale, con il ripristino, in considerazione del valore testimoniale, della decorazione geometrica a riquadri secondo il disegno originale risalente agli anni trenta.

Geografico

L’Immobile si trova nelle campagne senesi, è un edificio industriale con struttura prefabbricata, realizzato alla fine degli anni 60, in disuso dal febbraio 2020 ovvero da quando la sede di Tenute Piccini Spa (azienda vitivinicola italiana) si è trasferita, per esigenze produttive, nel più funzionale opificio nella zona industriale di Casole d’Elsa. Questo immobile sarà utilizzato nel futuro da Tenute Piccini Spa per valorizzare l’immagine dell’azienda, immerso com’è nei vigneti del Chianti senese che rappresentano anche le proprie origini. L’idea progettuale ha mantenuto inalterata la struttura dell’immobile esistente per arrivare alla realizzazione di un manufatto dall’estetica completamente diversa e rispondente alle nuove esigenze commerciali dell’azienda. Il nuovo manufatto sarà costituito da due volumi, uno pieno e materico ad andamento verticale ed uno vuoto e arioso ad andamento orizzontale. Il primo volume richiama un torrino medievale chiuso, ispirato anche dai diversi esempi di fortificazione circostanti, ha un volume deciso, scandito verticalmente dal nuovo rivestimento metallico in quadrotti di 10×10 cm a tutt’altezza, posti alla distanza di 10 cm della facciata, lasciata peraltro inalterata nella forma originaria, che ha creato un gioco di ombre e luci, pieni e vuoti molto serrati caratterizzanti il progetto. Il secondo volume si appoggia al torrino, è leggero ed aereo, e si contrappone alla matericità del primo grazie alle ampie aperture vetrate sulla facciata

La ristrutturazione di un edificio all’interno del Camping Oasi a Orbetello, adibito a ristorante, bar e market, realizzato negli anni ’70 in struttura prefabbricata in cemento, ha dato l’occasione di una sua rilettura, lasciandosi guidare dalle suggestioni dell’ambiente circostante. L’intervento partendo dalla necessità di un adeguamento igienico-funzionale nella rivisitazione della distribuzione interna, si è proiettato all’esterno nella volontà di interrompere la monotonia dell’originaria costruzione differenziando le varie destinazioni d’uso e caratterizzando in maniera netta la sala ristorante e il bar. Su questi si è operata una forte connotazione volumetrica esasperando i rapporti fra i pieni della muratura e i vuoti delle grandi vetrate, che hanno permesso di creare una continuità fra interno ed esterno. Antistante la sala è stato costruito un pergolato in acciaio tinteggiato, con copertura in rete elettrosaldata dove si intrecciano rampicanti di passiflora, per il pranzo all’aperto. Nella parte relativa ai servizi – market cucina magazzini – si è invece mantenuta la configurazione strutturale originaria inscatolando l’aggetto delle travi di copertura con lamiera grecata e rivestendo in legno al naturale le pareti del fronte, dove due tettoie in acciaio vanno a costituire una sorta di portale d’ingresso alle attività principali.

Agorà dell’arte

Nell’estate del 2020 mi fu chiesto un progetto capace di esaltare l’identità della grande piazza ellittica al centro della Cittadella del Carnevale di Viareggio, valorizzando la partecipazione attiva dei Maestri della cartapesta. Una completa trasformazione di piazza Burlamacco da identificare ancora di più nell’agorà dell’arte, attraverso una sorta di grande mostra temporanea, da ammirare solo hic et nunc, proprio nel senso dello spirito del Carnevale. Avevo estratto sedici dettagli dei manifesti più iconici della sua storia, trasformandoli in nuove immagini originali. Furono proiettate di notte a tutta grandezza sulle facciate degli hangar che custodiscono i carri allegorici e furono dipinte durante il giorno dall’ATI, l’associazione temporanea di cinque ditte artigiane del Carnevale, creando così la grande mostra a cielo aperto. Sorrisi ammiccanti. Colori accesi e vibranti. Dettagli che si allargano e catturano il visitatore, per condurlo in un mondo di creatività, genialità e fantasia. Una narrazione forte e di impatto, a grandissime dimensioni. Una suggestiva passeggiata nella storia della grafica contemporanea che ha raccontato e continua a raccontare, con i suoi stili e tendenze, il Carnevale di Viareggio. Da queste suggestioni è nato il progetto grafico dei giganteschi murales sui portoni degli hangar.

Perimetro

Perimetro è il progetto di trasformazione degli spazi esterni di un lotto produttivo. Il distretto industriale di Montemurlo si è sviluppato al centro di un territorio coperto dai campi, ma nella sua configurazione attuale le tracce di questo carattere naturale sono poche. Il progetto nasce dalla rilettura del lotto come parte della città, un frammento di un sistema più ampio e complesso e non soltanto un’area al servizio della produzione. Un nuovo perimetro verde il cui intento è quello di trasformare il lotto in un’area sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. L’alternarsi di parcheggi e spazi per la logistica con aree verdi attrezzate per lavorare, per il pranzo all’aperto o per un break apre a nuovi possibili usi dello spazio esterno. Insieme alle pavimentazioni drenanti queste aree contribuiscono ad incrementare la superficie permeabile del lotto (dal 5% al 20%). All’esterno degli uffici uno spazio simile ad una piccola piazza definisce un vero e proprio ingresso all’edificio. La volontà di dare alle aree verdi un forte carattere naturale pur mantenendo basse le spese di irrigazione e manutenzione ha costituito un fattore determinante della strategia di planting. Nel giardino, l’utilizzo di tronchi e rocce recuperati contribuisce ad incrementare la biodiversità. Lungo il perimetro, una recinzione metallica nera contrasta con il verde della vegetazione e con il rosso dei mattoni, consentendo allo sguardo di intravedere gli spazi rinnovati.

Premio Architettura Toscana

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