MEAT-ings

MEATings è un tavolo grande e abitabile, alla scala del paesaggio. Si poggia su una piattaforma triangolare in cotto, che livella un pendio tra i filari di viti a Panzano in Chianti. Qui, una foresta di gambe rosse sostiene una superficie circolare a 110 cm da terra, in pannelli di abete – verniciati nella parte rivolta verso il basso, ma lasciati al naturale, liberi di trasformarsi, su quella che guarda il cielo. Ne nasce una piccola architettura per usi molteplici: piano d’appoggio, tavolo e tetto. Una volta seduti, non intorno ma sotto, si è accolti all’interno di un rifugio, compresso ma accogliente, che permette di ammirare l’orizzonte – incorniciandolo. MEATings ha un diametro totale di 4,8m e si compone di 8 pezzi indipendenti, affiancati ed agganciati. Vi sono una serie di fori di varie dimensioni: per mani, teste, spalle e busti. Soglie da oltrepassare, per mettere in comunicazione il mondo di sopra con quello di sotto. Vi è anche un sistema di botole multiformi, ancorate ed incernierate ad una fitta trama di travi, che aumentano la porosità dell’intero tavolo, trasformandolo in un gioco spaziale: sono proprio gli avventori che, giocandoci, confrontandosi e reinventando il modo di usare il proprio corpo, ne possono determinare le configurazioni ed il profilo tridimensionale. Nei prossimi mesi, insieme a Dario Cecchini, sarà teatro di spettacoli e laboratori ludici, per esplorare i confini del consumo consapevole della carne: i MEATings, tra pedagogia e convivialità.

MEAT-ings

MEATings è un tavolo grande e abitabile, alla scala del paesaggio. Si poggia su una piattaforma triangolare in cotto, che livella un pendio tra i filari di viti a Panzano in Chianti. Qui, una foresta di gambe rosse sostiene una superficie circolare a 110 cm da terra, in pannelli di abete – verniciati nella parte rivolta verso il basso, ma lasciati al naturale, liberi di trasformarsi, su quella che guarda il cielo. Ne nasce una piccola architettura per usi molteplici: piano d’appoggio, tavolo e tetto. Una volta seduti, non intorno ma sotto, si è accolti all’interno di un rifugio, compresso ma accogliente, che permette di ammirare l’orizzonte – incorniciandolo. MEATings ha un diametro totale di 4,8m e si compone di 8 pezzi indipendenti, affiancati ed agganciati. Vi sono una serie di fori di varie dimensioni: per mani, teste, spalle e busti. Soglie da oltrepassare, per mettere in comunicazione il mondo di sopra con quello di sotto. Vi è anche un sistema di botole multiformi, ancorate ed incernierate ad una fitta trama di travi, che aumentano la porosità dell’intero tavolo, trasformandolo in un gioco spaziale: sono proprio gli avventori che, giocandoci, confrontandosi e reinventando il modo di usare il proprio corpo, ne possono determinare le configurazioni ed il profilo tridimensionale. Nei prossimi mesi, insieme a Dario Cecchini, sarà teatro di spettacoli e laboratori ludici, per esplorare i confini del consumo consapevole della carne: i MEATings, tra pedagogia e convivialità.

Ventre Verde

Era officina: ora è casa. È stato agire su un volume compatto per sottrarre pieno. È stato, anche, costruire lì, ove era rumore di motore, un vuoto vegetalizzato, un ambiente aperto ma dalla spazialità interna, definito com’è da certe travi che sono ancora lassù, frammenti di memoria, tracce della copertura dell’officina che fu. È stato generare percorsi luminosi e avvolgenti attorno al nuovo ventre verde, innestando inedite dinamiche e costruendo spazi dilatati in profondità e altezza. Nel quartiere in odore di mare in Livorno, già l’affaccio sulla pubblica via urlava da subito diversa riconoscibilità. Ora un bianco diaframma anticipa e filtra verso lo spazio privato. Si eleva superando la invariata quota di gronda, aprendosi poi in due nitide e caratterizzanti aperture, cornici di cielo e della loggia cavata in copertura. Gli allineamenti sono calibrati sulle misure dei fabbricati limitrofi. Un accesso arretrato e svettante nel suo fuori scala, introduce alla spazialità interna, immediatamente vertiginosa in altezza e in profondità, aumentata dalle trasparenze nel ventre verde. Dinanzi è lo sbalzo audace di nitidi gradini. La finitura in resina bianca sottolinea la pulizia formale. Sopra, spazi introspettivi si affacciano sul living. Sotto, vetrate e volumi puri. Un leggero differenziarsi cromatico e del trattamento superficiale, muta la percezione visiva e sensoriale. Il tempo pandemico ha indotto ad ambienti dilatati nel verde. Qui, ora, è un abitare informale e felice.

Ventre Verde

Era officina: ora è casa. È stato agire su un volume compatto per sottrarre pieno. È stato, anche, costruire lì, ove era rumore di motore, un vuoto vegetalizzato, un ambiente aperto ma dalla spazialità interna, definito com’è da certe travi che sono ancora lassù, frammenti di memoria, tracce della copertura dell’officina che fu. È stato generare percorsi luminosi e avvolgenti attorno al nuovo ventre verde, innestando inedite dinamiche e costruendo spazi dilatati in profondità e altezza. Nel quartiere in odore di mare in Livorno, già l’affaccio sulla pubblica via urlava da subito diversa riconoscibilità. Ora un bianco diaframma anticipa e filtra verso lo spazio privato. Si eleva superando la invariata quota di gronda, aprendosi poi in due nitide e caratterizzanti aperture, cornici di cielo e della loggia cavata in copertura. Gli allineamenti sono calibrati sulle misure dei fabbricati limitrofi. Un accesso arretrato e svettante nel suo fuori scala, introduce alla spazialità interna, immediatamente vertiginosa in altezza e in profondità, aumentata dalle trasparenze nel ventre verde. Dinanzi è lo sbalzo audace di nitidi gradini. La finitura in resina bianca sottolinea la pulizia formale. Sopra, spazi introspettivi si affacciano sul living. Sotto, vetrate e volumi puri. Un leggero differenziarsi cromatico e del trattamento superficiale, muta la percezione visiva e sensoriale. Il tempo pandemico ha indotto ad ambienti dilatati nel verde. Qui, ora, è un abitare informale e felice.

Studi Medici AMB

La volontà – per la realizzazione di uno studio medico – era quella di creare un ambiente accogliente e calmo, dalle linee pulite e semplici, che attraverso pochi gesti riuscisse a tenere insieme le necessitò di professionisti e pazienti. La struttura è caratterizzata da una forma pressoche regolare, con ampie aperture sull’esterno. I vincoli pogettuali erano alcune partizioni esistenti, un forte ribassamento del solaio di copertura nella zona di accesso e la necessità di poter accedere alla zona privata, che si sviluppa come un’appendice nell’angolo nord-est. Il programma funzionale (una sala d’aspetto, due ambulatori medici, un ambulatorio polivalente, un ufficio e due studi diagnostici) e la necessità di penombra per il corretto funzionamento degli studi diagnostici, hanno definito in maniera piuttosto automatico la nuova organizzazione spaziale. La sala di aspetto, di forma pressoché quadrata, fa da fulcro e da snodo per le diverse funzioni, distribuite sui suoi quattro lati. La diversa conformazione e il diverso uso di questi ambienti, hanno determinato una forte disuniformità dei quattro prospetti interni. Si è deciso quindi di insistere su questo elemento, cercando di dare identità e carattere ad ognuno di essi. Una linea orizzontale immaginaria – prolungamento del ribassamento della zona di accesso verso la sala d’attesa – li tiene insieme tutti e crea una cesura tra la parete bianca (che vi sta al di sopra) e tutto il resto (porte, armadi, boiserie), al di sotto

La proposta progettuale per la nuova sala espositiva di TTT individua tre elementi fondanti: la piazza, il portico, il vecchio focolaio. La piazza è definita dalla luce zenitale introdotta attraverso due lucernari a forma di piramidi tronche. I diffusori per l’aerazione e le linee dei proiettori luminosi, sono alloggiati nelle intercapedini tra controsoffitto e pareti, affidando al controsoffitto la funzione di macchina impiantistica. Al centro della sala è posizionato un setto contenitivo ancora in produzione al tempo degli scatti fotografici. Le collezioni, in precedenza appese alle pareti, sono state posizionate dietro una controparete. Qui, tramite tablet, è azionato un rullo meccanizzato che identifica il pezzo richiesto presentandolo in prossimità del varco. Il portico, delimitato da telai pivottanti, presenta proporzioni diverse dalla sala. Nella galleria l’illuminazione è puntuale, diretta ai canovacci incorniciati e posizionati a muro su binario scorrevole in ferro nero calamita. Pareti e arredi sono rivestiti con intonaco di calcecanapa con proprietà termo-isolanti. Il canapulo impastato richiama le trame delle tele impiegate dall’azienda. Pavimenti e pareti del bagno sono rivestiti in ecocemento. L’ambiente del vecchio focolaio nasce dal desiderio della committenza di uno spazio di tipo tradizionale. Fabbricato con morali in castagno piallati a mano e arredo di recupero, le pareti in cartongesso sono trattate con velo rustico di calce e velature dai toni bruniti.

La sfida: trasformare quella che appariva come un’anonima villetta di campagna in un’autentica casa colonica toscana, non già per aggregazione di elementi tradizionali, bensì “per via di levare”. Vengono rimossi: 1_Gli sporti di gronda, facendo risaltare il profilo primario e archetipico della casa. 2_L’intonaco plastico delle murature, permettendo la riemersione del paramento lapideo. 3_I controsoffitti, facendo riapparire le solide travi in tronchi di castagno. Scarnificata la preesistenza, vengono stabilite due diverse modalità di intervento. La prima è mimetica e riguarda principalmente il massetto di copertura del pavimento radiante dove un cocciopesto levigato si fonde con le tonalità sabbiose della pietra arenaria dei muri. In continuità coloristica e materica sono anche i banconi della cucina e del bagno, entrambi caratterizzati da lavabi monolitici. La seconda modalità d’intervento, lavora invece per contrasto attraverso l’uso dell’acciaio grezzo. Un materiale che marca la nuova fase costruttiva, lasciando gli innesti ben leggibili rispetto agli elementi originari. Gli infissi tecnici in alluminio antracite lavorano pure per contrasto, tradendo un’anima tecnologica che è stata parte rilevante della ristrutturazione. Oltre a notevoli rinforzi strutturali antisismici, la casa colonica è infatti dotata di un sofisticato impianto termico che ibrida un termocamino con due pompe di calore alimentate dal campo fotovoltaico installato in copertura.

Ciò che è stato realizzato a Petriolo, e che oggi è visibile, tangibile per tutti i suoi visitatori , è una grande armonia tra storia e natura, in un difficile ma ben riuscito equilibrio. Questa armonia è stata raggiunta con l’apporto di idee, energie, risorse. Soltanto pochi anni fa l’intero complesso versava in condizioni disastrose. Le parti costruite erano pericolanti, in parte abbandonate, l’attività agricola quasi scomparsa. La sfida, possiamo oggi dire riuscita, è stata quella di aver creduto, già in quel momento, nella bellezza e nell’incanto del luogo, incanto che solo un occhio intelligente e romantico poteva intravedere. Dopodiché, il notevole e delicato restauro dell’intero complesso è stato portato avanti investendo non solo risorse economiche ma anche esperienze, professionalità, capacità, visioni. Tutti, architetti, paesaggisti, ingegneri, storici, sono stati chiamati ad unire le proprie idee e forze per centrare un risultato che sembrava una sfida insormontabile. Oggi, passeggiando tra gli edifici restaurati, perdendosi tra antiche pietre, aie in cotto, suggestivi affreschi, olivi e cipressi che incorniciano i nuovi segni dei vialetti, delle piscine, dei due ristoranti, del centro benessere, traguardando con lo sguardo in lontananza le Alpi Apuane, la torre di San Miniato, la piana verso la costa tirrenica, ci si può veramente sentire in equilibrio e riappropriarsi di una grande pace interiore di fronte a tanta armonia e bellezza.

Realizzazione di nuova palestra per la pratica sportiva della boxe completa di locali accessori costituita da struttura in legno lamellare e facciata continua nella zona di attività sportiva.

Parco Europa

L’area a verde del parco Europa è strategica per la qualità della vita dei numerosi cittadini residenti nel quartiere di Cisanello ma risulta ancor di più di rilevante importanza perché fa da tessuto di connessione e attrazione tra gli abitanti dei diversi quartieri della città e gli utenti del vicino ospedale di Cisanello che nel bosco urbano possono trovare occasioni di benessere, rigenerazione e di socializzazione. Le strategie, azioni, interventi, del progetto si sono basate sulla natura per aumentare la resilienza della città (N.S.B.) realizzando: 1. La piantumazione di 500 alberi di prima grandezza, delle seguenti specie: Acer campestre, Alnus cordata o g., Betula pendula, Carpinus betulus, Ostrya carpinifolia, Populus alba, Populus nigra, Quercus ilex, Quercus robur, Salix alba, Tilia x vulgaris e Ulmus minor; 2. La messa a dimora di 750 erbacee e arbusti perenni per favorire l’avifauna delle seguenti specie: Cornus mas, Ilex aquifolium, Pyracantha coccinea, Viburnum e Crataegus monogina; 3. Il mantenimento di un’area depressa nella parte centrale che formerà ristagni d’acqua nelle stagioni piovose per circa 3.000 mc. ritenuti estremamente importanti per favorire la biodiversità ed inoltre è una cassa di laminazione idraulica naturale; 4. La realizzazione di una pista ciclabile di lunghezza di 500 ml. di connessione con la rete ciclabile cittadina e l’installazione di sensori ambientali gestiti in remoto per monitorare i parametri NO2 – NO – O3 – PM1 – PM2.5 – PM10.

Xin Ge Liu è una chef capace di contaminare sapientemente cucina cinese tradizionale con un food-design sensuale e visionario. Nel progettare il suo nuovo locale abbiamo sviluppato un concept che rispecchiasse la sua visione. L’idea è proprio quella di combinare elementi architettonici e iconografici tipici della tradizione cinese con un design contemporaneo, privo degli stereotipi e della calligrafia classica dei ristoranti cinesi. Abbiamo concepito uno spazio aperto, una galleria rosso mattone con accenti blue china, cadenzata da portali che articolano lo spazio senza dividerlo e che, pur evocando l’architettura tradizionale cinese, la reinterpretano in chiave pop. Un grande specchio finale moltiplica lo spazio rendendo le sue proporzioni inebrianti. Abbiamo voluto fortemente integrare cucina e ristorante: gli spazi di cottura e di preparazione del piatto sono completamente aperti verso la sala lungo il lato opposto alle vetrine. Un lungo bancone concede ai clienti che lo desiderano di avere un’esperienza di gusto e una visione personalizzata e diretta. Altro elemento chiave del nostro progetto è il legame con la città, Firenze. Le ampie vetrine stabiliscono un rapporto dinamico con lo spazio urbano, permettendo di connettersi con le persone che passano, il movimento, le luci, trasformando lo spazio interno in luogo teatrale, un po’ palcoscenico, un po’ dehor. IL GUSTO DI XIN GE è un piccolo tempio del cibo, casa ideale per una chef dalla cultura antica e rivoluzionaria.

L’Ospedale Pediatrico Meyer ha acquisito l’ex facoltà di Teologia, in Via Cosimo Il Vecchio 26, trasformandola nel nuovo “Meyer Health Campus”, che ospita aule universitarie. Questo ha reso necessaria la realizzazione di un percorso pedonale (circa 200mt) sia per il personale sanitario che per i genitori dei piccoli pazienti lungodegenti, che vivono nei pressi del Campus. Alla soluzione tecnica del percorso, che prevede due rampe per superare un dislivello di quasi 5 metri, si è sommata la necessità di creare tre cancelli. Questo ci ha permesso di inserire nel progetto alcuni simboli per celebrare l’importante storia del territorio. La presenza della Villa Medicea di Careggi, a 150mt di distanza, sede della Accademia Neoplatonica, ha ispirato la progettazione del cancello all’uscita del parco. L’Uno di Plotino, il concetto più alto dell’Accademia (l’Unità Divina di potenza illimitata, a cui è riconducibile tutta la complessità fenomenica) è simboleggiato dal cerchio del portale circolare, con una grande anta basculante su un perno centrale. Un profilo in acciaio Corten del più giovane dei Re Magi, tratto dalla Cappella dei Magi di Benozzo Gozzoli a Palazzo Medici, celebra la presenza di Lorenzo il Magnifico in questo territorio. Nei due cancelli su Via Cosimo il Vecchio, il cerchio compare invece due volte, formando la “Vesica Piscis”: scelta come simbolo di una cellula nella fase di sdoppiamento, proprio come l’Ospedale Meyer che si espande nel Meyer Health Campus.

Premio Architettura Toscana

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